A SCUOLA CON LA MAESTRA LAURA
In pratica: nella fossa dei leoni, cioè in aula
L’insegnante Laura si era avviata serena verso la classe,
tutto è già impostato e da gestire con maestria. Il batticuore dei primi giorni
di scuola aveva lasciato il posto ad una discreta padronanza del clima di
classe e della gestione delle difficoltà. Alcuni anni di insegnamento in
complesse scuole di grandi periferie l’avevano temprata e preparata alle
delusioni e anche alle emergenze. Infatti aveva acquisito prassi di inclusione,
grazie ad uno studio minuzioso e “pazzo”, che ora però stava dando i suoi
frutti, rimandandole un’immagine di sé di cui andava fiera.
Non che avesse acquistato l’imprimatur di infallibilità, certo! Ma la consapevolezza dei propri limiti e anche delle proprie risorse, le avevano fatto ben sperare sulla gestione, passo per passo, delle criticità, o di una saggia convivenza con le stesse!
Non poteva nascondersi che l’aver varcato con costanza e tenacia la soglia di insegnanti saggi e preparati, ma muniti di quel pizzico di “pazzia” che la passione per l’insegnamento implementa, oltre allo studio e alla ricerca, le avevano dato la misura del problema “far scuola” in situazioni difficili, senza farla cadere in un burnout pericoloso.
-Dunque- si era detta -anche oggi tutto è pronto. La linea
del tempo tracciata aveva richiesto solo qualche aggiustatura da concordare con
i ragazzi di quarta. Poi Laura aveva aspettato al varco i suoi grandi “BES”
(alunni con bisogni educativi speciali). In cuore li aveva chiamati così,
memore che anche lei un tempo aveva avuto i suoi bisogni educativi speciali e
un po’ la cosa le aveva provocato ansia. Per questo li chiamava ‘bes’ solo fra
sé, in cuore, tanto per mantenersi vigile. Poi loro erano i “suoi” alunni e non
li avrebbe scaricati a nessun altro, anche solo per orgoglio professionale,
pena... un senso di fallimento che l’avrebbe accompagnata sempre. Li aveva
attesi con un sorriso disarmante, che è l’aspetto che di lei aveva rassicurato
i genitori, inizialmente critici e preoccupati di quella nuova e giovane, anche
se poi non tanto, insegnante.
Ecco descritti sinteticamente i suoi “Pierini”, di così
differente natura, come fossero presenti oggi davanti ai suoi occhi.
- Gigi le corre incontro e si butta letteralmente sulle sue
spalle. Laura lo accoglie, non lo inquadra subito e non lo respinge. Si ferma,
aggiusta la fisicità di quel saluto e poi sottovoce si informa sulla domenica
appena trascorsa. E sì, perché il lunedì ha la sua tragicità. Gigi è un bambino
iperattivo, con una storia sofferta e gestita finalmente con prassi familiari
adeguate, da quando è stato preso in incarico da un servizio territoriale
competente, con cui collaborare. Prima era stato allo sbando di genitori disperati
e di insegnanti increduli. Le prassi legate a questo disturbo sono personalizzate,
è vero! Ma molte di queste necessità interagiscono con strategie legate alle
complessità della classe. Una buona coordinazione con la famiglia e con gli
specialisti chiariscono il grado di difficoltà e, alla confusione di Gigi, si
oppone la tranquillità di Laura. L’insegnante sa che esiste il momento di
emergenza, sa che i tempi di Gigi sono assai ristretti e vanno gestiti
bonificando l’ambiente e sa che occorre non farlo sentire inadeguato. Dopo
averlo accolto, Gigi si tranquillizza e Laura lo affianca a Claudio, che ha
bisogno di un aiuto a sistemare il materiale e che gli dice, così come
concordato nel gruppo: sarei felice che tu mi aiutassi a… sistemare i vasi dei
fiori. Poi lo condurrà al suo tavolo e lo aiuterà a ordinare il materiale utile
alla lezione.
- Laura osserva Aziz che a sua volta la scruta. Laura è
molto diversa, nelle sue modalità di porsi, dagli insegnanti marocchini e gli
brilla un sorriso riservato, ma eloquente. È giunto da poco dal suo paese,
quando la famiglia si è ricongiunta al padre. Non è un profugo, non si
specchiano nei suoi grandi occhi neri traversate desertiche e gommoni
maledetti. È già un sollievo. Balbetta qualcosa in francese, ma ha trovato
Mohad che eccelle a scuola e che ha compreso benissimo come affiancarsi da
tutor al nuovo arrivato. Ripete infatti ciò che altri hanno fatto con lui! Le
buone pratiche, in una scuola ad alta densità di alunni non italiani, sono
ormai una normalità. O almeno dovrebbero… pensa Laura un po’ in apprensione per
la gestione del team che, formato da nuovi insegnanti, deve trovare la coesione
necessaria perché tutti, anche i docenti, stiano bene. Aziz segue con occhi
attenti e vivaci tutta la vita di classe. Ma per questo bambino arabo la linea
del tempo è vincente, da quando Matteo ha suggerito di mettere scritte in arabo
per Aziz, solo in questo primo periodo, poi la memoria e l’ascolto attento del
ragazzino avrebbero avuto la meglio su questa aggiunta di supporto. E sarà
invitato da Laura a confezionare lui stesso cartellini di aiuto!
Invece grandi cartelloni costruiti dai ragazzi a turno hanno
permesso di raccontarsi e il nuovo alunno ora segue con interesse tutte le
attività che gli vengono anticipate dai compagni, in una sorta di vademecum
visivo a cui fa riferimento di continuo. I due o tre mesi di full immersion
trascorreranno in fretta e Aziz comincerà a produrre linguisticamente: non c’è
fretta, Laura lo sa.
- Come sa anche che il lunedì è fatale per Leonardo, che ha
trascorso dei giorni a casa e la routine spezzata lo disturba. Laura sa che a
Leonardo piacciono le favole e anche oggi ne racconta una lieve lieve, ma densa
di rimandi affettivi capaci di ipnotizzare per un po’ questo alunno difficile,
perché narra di un cucciolo. E’ un alunno con bisogni educativi speciali, ha un
comportamento oppositivo provocatorio e di non facile gestione, come si può
immaginare. Ogni novità lo sconcerta e lo disorienta provocando una sorta di
rifiuto di tutto e soprattutto della propria incapacità di vivere le relazioni.
La linea giornaliera del tempo-scuola lo rassicura certo, ma
per poco tempo e per lui sono state predisposte icone più dettagliate di cui ha
bisogno per orientarsi e non perdersi nella vita di classe. A lui sono affidati
i commenti iconici di gradevolezza delle attività e questo impegno, che
caparbiamente persegue e in cui si accettano le sue nuove e fantasiose
versioni, lo rende autorevole agli occhi di chi poi deve saper rispondere alle
sue provocazioni, implementando risposte comportamentali di empatia dei
compagni. Conflittuali restano i rapporti con i nuovi insegnanti, ma il team ha
la consapevolezza che è una situazione comprensibile e che avrà un’evoluzione
lenta, ma progressiva se le linee pragmatiche saranno condivise e se vi sarà la
consapevolezza che “non è compito dei docenti salvare tutto il mondo di un
alunno, quanto accompagnarlo condividendo in una sorta di complicità sofferenza
e delusioni, sforzi e successi”. Il Cooperative Learning con lui non ha ancora
avuto successo, ma la metodologia aiuta i compagni a gestire a turno le
criticità.
- Lucia è l’aiutante in primis di Laura, una segretaria tuttofare.
È una bambina dislessica certificata dallo psicologo del servizio territoriale.
Accede a tutte le misure compensative e solo a qualche indispensabile misura dispensativa
del caso, previste dalle linee guida della normativa: cartelloni esplicativi,
uso del computer per la videoscrittura e utilizzo della sintesi vocale per i
testi scolastici e l’elaborazione dei contenuti, ottimizzazione dei tempi di
lavoro. Tutto è gestito da Lucia con consapevolezza, ma anche con disponibilità
a fare da tutor ad altri compagni che dislessici non sono, ma che hanno
difficoltà di apprendimento latenti. In particolare, i cartelloni o le schede
con le mappe di sintesi risultano assai utili ad Aziz e agli altri bambini con
e senza BES, che se le scambiano con interesse.
Per questo Laura ha predisposto sulla linea del tempo-scuola
il momento della revisione dopo ogni proposta attiva: nulla deve essere
lasciato al caso e occorre che chi non ha capito qualcosa o ha da osservare lo
possa fare con ordine e impari che sarà sempre ascoltato se osserva la regola
di intervenire chiedendo all’insegnante e alla classe il permesso.
Non esclude che il rispetto della regola d’oro, trasversale
a tutte le culture e religioni “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto
a te” abbia inciso non poco nelle abitudini acquisite dal gruppo.
Ha verificato che il tempo impiegato (per qualcuno è tempo
perso) a incontrare questi ragazzi, i suoi alunni, ad ascoltarli e a sentirsi
oggetto di cura e attenzione, ma anche di interventi autorevoli, è tempo che ha
ritrovato poi nella pratica educativo-didattica. E che dire dell’aiuto
indispensabile della psicopedagogista di istituto e delle figure sensibili per
l’accompagnamento di alunni DSA e stranieri?
Anche oggi Laura aveva pensato che servirsi di queste
opportunità, per nulla scontate, e aveva regalato momenti di alta umanità e
professionalità.
Il ricordo di quell’inizio faticoso e felice l’aveva
accompagnata durante l’anno scolastico e le era parso che fosse in armonia,
anche in quella sera nebbiosa, a una rilettura de “Il Gabbiano Jonathan Livingston”
di Richard Bach, uno dei suoi “manuali” preferiti in assoluto e si era ripetuta
la citazione <<Più alto vola il gabbiano, e più vede lontano>>
Pubblicato da Annamaria Gatti
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