Autore Annamaria Gatti Illustrazione di Eleonora Moretti
Città Nuova, marzo 2021
(Versione completa dell'ultimo episodio. Adattamento nella versione sul periodico)
I giorni scorrevano fra allenamenti,
sfide e incarichi, a volte molto
particolari, in attesa della designazione a cavalieri del re. I quattro avevano davvero imparato a stare
insieme e a collaborare: chi poteva dire se qualcuno di loro eccelleva in tutto? Chi era molto abile nelle
armi, come Marillo, era diventato molto saggio. Chi aveva grandi progetti e
abile a cavalcare, come Giangiacomo, era diventato generoso. Chi era sapiente e
agile nei tornei, come Norberto, era
diventato anche socievole e collaborativo.
Enea era molto apprezzato da tutti come buon amico, sincero e uomo di grande
coraggio, affidabile e giusto, capace di redimere le liti fra di loro e di
trovare la soluzione giusta.
“Quanto tempo dovremo ancora attendere prima
di esser nominati cavalieri?” chiese Marillo ai suoi tre compagni.
“Presto il Gran Maestro ci dirà chi
ha superato le prove” lo rassicurò Norberto.
Giangiacomo precisò: “Enea certamente
è stato il più capace… Noi tre abbiamo fatto parecchi errori!”
“Abbiamo affrontato prove
stravaganti, che ci hanno fatto molto pensare, abbiamo imparato insieme a
distinguere il bene dal male” aveva aggiunto Enea.
Poi un giorno il Gran Maestro li convocò nella
sala del trono e proclamò: “E’ giunto il momento di dirvi chi verrà nominato cavaliere di Re Riccardo!”
All’improvviso però tutto si oscurò,
le torce si spensero, aggredite da una
folata gelida, che imperversò per alcuni momenti, che parvero interminabili a
tutti i presenti.
“E ti pareva che le cose potessero
andare lisce almeno una volta…” borbottò Giangiacomo.
“Certo che no, mio sprovveduto cavaliere!” urlò un vocione da togliere il
fiato. Poi aggiunse: “Le cose non vanno
mai lisce se re Riccardo si arricchisce di cavalieri in gamba, fedeli, sinceri
e puahhh! onesti.”
“Ecco mancavi tu, brutto ceffo!”
commentò allarmato il Gran Maestro.
Il brutto ceffo pareva uno sgorbio di
nano: gobbo, con un naso enorme e con
una voce gracchiante e profonda, sproporzionata alle sue dimensioni. Suscitava
una certa inquietudine vederlo in mezzo a quel buio, illuminato dalla sua spadina incandescente,
perché non si poteva prevedere cosa avrebbe potuto combinare.
“Riaccendi le torce” ordinò il
Maestro. Ma Il ceffo continuò a roteare per la sala reale distruggendo quel che trovava nel suo vagare.
Poi puntò lo sguardo feroce su Norberto e Marillo. E sghignazzò minaccioso. Stava per aggredirli.
“ Come ti chiami?” chiese Enea, con
l’intento di distrarlo.
“Il mio nome è Sconosciuto, ma a voi
non interessa” bonfonchiò. “Interessa solo che io non vi permetterò di diventare cavalieri. Non
supererete l’ultima decisiva prova! AH AH AH”.
“E sarebbe?” chiese deciso Norberto.
“Trovare il modo per farmi tornare quel che ero: un cavaliere di valore!
Per un accidente mi sono cacciato in un maleficio che mi ha tolto tutto: l’onore e i talenti. E anche il mio vero
nome. Ma non troverete la forza di combattermi e neppure una pozione magica.”
Mentre il ceffo ridacchiava
saltellando qua e là, i quattro giovani si accordarono sul da farsi. Non
servirono molte parole, avevano capito: era uno che aveva scelto male e stava
pagando il suo errore.
“Hai fatto un grande errore,
Sconosciuto” considerò Norberto.
“Beh sì, lo so. E cosa volete dire
con questo?” gracchiò il nano.
“Diciamo che TI PERDONIAMO” scandirono insieme i giovani,
alzando le loro quattro spade unite al cielo. Il Gran Maestro con un sospiro si
fece attento: stava accadendo quel che era giusto! Presto avrebbe lasciato i
suoi apprendisti. E questo gli dispiaceva un po’.
Le torce si riaccesero, il nano
stramazzò a terra, come accade sempre quando un personaggio si trasforma: al
suo posto si svegliava ora un cavaliere, in abiti preziosi, la spadina era
diventata spada degna di un re. Nulla faceva ricordare il brutto ceffo di pochi
istanti prima. Lo sguardo era limpido, il viso sorridente e il portamento
deciso e gentile.
“Grazie cavalieri, mi avete liberato
dal maleficio, ora sono tornato quel che ero” ammise stanco ma sollevato il
giovane. “Nessuno aveva pensato a perdonarmi e nessuno aveva pensato che solo
così avrei riacquistato tutto, anche il
mio nome. Siete stati geniali.”
Squilli di trombe invasero la sala
del trono e il Gran Maestro annunciò l’arrivo del re che, entrato, si guardò
attorno e capì cosa era accaduto. Il cavaliere gli corse incontro e si
inginocchiò, in segno di rispetto.
“Sono molto lieto di rivederti
cavalier Carlo di Montelungo. Finalmente
potrai tornare al tuo compito di difesa dei deboli, ma lo farai ora in
compagnia di questi nuovi quattro cavalieri,
che meritano la nostra fiducia. Hanno faticato e imparato molto, ma
sanno che non si finisce mai di
apprendere.
Si voltò verso il Gran Maestro con un
cenno di gratitudine e lo invitò vicino ai suoi giovani: aveva fatto un buon
lavoro, come sempre!
Stese lo scettro su di loro e li investì
del titolo di CAVALIERI DEL REGNO:
“Enea di Roccabruna, Norberto di
Normandia, Marillo della Marca, Giangiacomo di Val di Sole, vi nomino miei cavalieri, con il compito di
mettere in pratica tutto ciò che avete imparato, da ultimo che conviene scegliere sempre il
bene e saper perdonare.”
E così si conclude questa storia del
giovane Enea, diventato cavaliere. La sua vita sarà molto intensa e lunga, sarà
un cavaliere molto amato soprattutto da tanti giovani che da lui impareranno
molto.
“Ehi tu dove vai?” chiedevano ai
giovani allievi.
“Vado a diventare cavaliere alla
guida di Enea il Saggio”
“Ah beh… allora avanti e buona
fortuna!”
Eh sì perché re Riccardo proprio ad Enea
affiderà i suoi cavalieri per tanti tanti anni.
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