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giovedì 20 giugno 2019

Caro dirigente. Dal libro "Io amo la scuola" La Meridiana Editrice

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                                           Annamaria Gatti e Annamaria Giarolo
                                              presentazione laboratoriale, sede de La Meridiana, Molfetta - 13 Maggio 2019

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CARO DIRIGENTE...

A) IL PROBLEMA
Ed eccoci al nodo cruciale di quanto avviene nel sistema scolastico: la necessità di una leadership che sappia gestire al meglio la complessità delle relazioni, della normativa, dell’amministrazione, che sia in grado di mantenersi in equilibrio tra i tanti poteri che vi ruotano attorno e non si faccia intimorire da chi invece il sistema vorrebbe demolirlo.
“Non esiste una persona in grado di far tutto questo”, dicono alcuni, mentre altri rispondono che è soltanto un problema di organizzazione.

Anche stavolta proviamo ad andare per ordine e, per primo, mettiamo in luce ciò che è necessario, al sistema scolastico, per il suo buon funzionamento:
-          Ogni docente si aspetta un sistema di regole di comportamento, nell’ambiente di lavoro, ben definito e coerente che rappresenti una sorta di aggancio sicuro nelle relazioni sia con i colleghi che con le famiglie, oltre che con gli alunni, naturalmente.
-          È necessario, inoltre, poter fare riferimento a chi, di quel sistema si fa garante ed essere certi che le regole valgano per tutti (va tenuto conto che nel mondo delle relazioni la flessibilità e la discrezionalità vanno lasciate nelle mani di chi si assume la responsabilità delle scelte).
-          Ci si aspetta poi di ricevere gratificazioni, non soltanto economiche, ma anche in termini di riconoscimento valoriale (sentirsi dire di aver fatto un buon lavoro e avere indicazioni su come è possibile migliorarsi).
-          Riuscire a comunicare in modo efficace con il dirigente, e viceversa, è essenziale, vale a dire che è necessario poter esprimere opinioni ed effettuare proposte e, nel contempo, ricevere indicazioni precise sul da farsi (comunicazione top down, comunicazione down top).
-          Una suddivisione organizzata degli incarichi aiuta la gestione della complessità e, quel che serve, è un organigramma definito con una delega chiara da parte della direzione (delegare non significa abdicare o rinunciare al proprio ruolo, semmai è nel controllo delle attività messe in atto che la delega diventa efficace).
-          Infine, e non meno importante, serve un rapporto di fiducia reciproca: chi sta ai vertici sa che riconoscere i propri collaboratori e stabilire un rapporto di rispetto e di stima condivisa aiuta l’intero sistema e sostiene la motivazione anche quando il carico di lavoro diventa pesante.

Un altro nodo cruciale riguarda la comunicazione: accade, purtroppo facilmente, che frasi dette o non dette, che i ‘sentito dire’ o i fraintendimenti diventino pietre miliari su cui le relazioni vanno a poggiarsi e, purtroppo, anche a complicarsi o rompersi. Comunicare in modo chiaro e preciso sia intenzioni che azioni è necessario così come lo è risalire alla fonte ogniqualvolta si viene a contatto con quel che gli altri dicono. Allora diventa utile riferirsi al dirigente o al suo delegato (da qui nasce la necessità di chiarezza nelle deleghe e nel controllo) quando si necessita di chiarimenti, indicazioni, informazioni per prendere decisioni, oppure quando si avverte il bisogno di comprendere meglio avvenimenti ma anche frasi riportate che, a volte, possono essere fraintese o riportate in modo scorretto.

La comunicazione diventa cruciale anche nello stabilire, mantenere, coltivare e incentivare relazioni interne ed esterne al sistema: saper dire con efficacia ciò che si fa, come lo si fa e per chi lo si fa diventa fondamentale nel collocare l’organizzazione all’interno del vasto mondo di cui essa fa parte. Circolari interne ed esterne, comunicazioni di avvenimenti, avvisi alle famiglie, i contenuti del sito dell’Istituto e i suoi link, persino le targhe con i nomi degli addetti o l’indicazione degli uffici sono comunicazione e costituiscono un biglietto da visita spesso determinante nella definizione del sistema.
Chiarezza va fatta anche sul significato di autorità, quella che, impersonata dal dirigente, può risultare scomoda e controproducente per il sistema stesso se si esprime in modo unilaterale e non si preoccupa delle ragioni di chi ascolta e deve eseguire; oppure, al contrario, si rende protagonista di continui ripensamenti o perché sostiene, con un colpo al cerchio e uno alla botte, tutti coloro che esprimono un parere, oppure perché risulta deficitaria sia di informazioni che di opinioni.
L’autorità può invece risultare efficace, quando si dimostra capace di stimolare una percezione del sistema il più possibile aderente alle caratteristiche dell’organizzazione. Colui che impersona quell’autorità deve sapersi assumere la responsabilità delle scelte, in coerenza con quanto stabilito dalle regole interne, anche di quelle che possono apparire scomode e che, invece, ne aumentano la credibilità e ne legittimano il ruolo.

È a questo punto che emerge un’altra caratteristica importante del dirigente: la trasparenza. Ogni componente del gruppo, del sistema, deve cogliere e condividere il senso di quello che sta per fare, deve conoscere il significato delle scelte e deve saperle inserire nell’insieme di cui egli è un elemento importante e imprescindibile. Se l’organigramma dell’Istituto è ben definito e le singole unità ben organizzate tra loro, gli sprechi diminuiscono e le energie vengono impiegate per raggiungere efficacemente gli obiettivi previsti.

In sintesi, quali sono allora le caratteristiche di un leader che voglia soddisfare i bisogni del sistema?
F. Alberoni (v. bibliografia) ne indica alcune a proposito dell’arte del comando:
- il comando raggiunge i suoi fini e la sua efficienza solo quando è giusto, nel senso che si fonda, per raggiungere la missione di cui è investito, su valori e regole morali;
- chi si muove per il prestigio personale può raggiungere risultati importanti ma solo chi opera per un fine, per il conseguimento di una missione, riesce a compiere azioni inimmaginabili, spinte dal desiderio di costruire, con gli altri, qualcosa che riguarda tutti;
- il leader è soprattutto un ‘custode della meta’, colui che ricorda e indica a tutti dove si deve andare e controlla che la rotta sia tenuta;
- una comunità si regge sulla compartecipazione di tutti, quando cioè tutti, dal presidente al fattorino, sono orgogliosi di appartenervi e di contribuire al suo sviluppo;
- il leader deve anche saper scegliere le persone fidate, deve saper individuare le qualità dei propri collaboratori assegnando loro le mansioni giuste e allontanare coloro che alimentano negativamente lo spirito di squadra;
- elogiare e ricompensare, rimproverare e sanzionare sono necessità per la missione del leader: se l’Istituzione è una comunità chi ne fa parte deve sapere che esiste un giudizio per coloro che sbagliano, che nessuno può permettersi di mentire, truffare, ingannare e, per questo, rimanere impunito;
- chiunque abbia un ruolo di comando, all’interno del sistema scuola, vale per i dirigenti e vale anche per i docenti, deve prendersi cura di tutti coloro che dipendono da lui e la cura può esprimersi anche con programmi di formazione e di riqualificazione.

La strada è lunga, lo sappiamo, ma essere avviati sulla buona strada è già un lavoro efficace: “Nessuna carovana ha mai raggiunto il suo miraggio ma solo i miraggi hanno messo in moto le carovane”.

                               https://www.lameridiana.it/io-amo-la-scuola.html


pubblicato da Annamaria Gatti
foto:  La Meridiana Editrice


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