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sabato 16 febbraio 2019

Educare al bene relazionale in famiglia 1: come una composizione a sei mani.



Risultati immagini per bambini suonano a quattro mani

Pubblichiamo un contributo della psicologa e psicoterapeuta Paola Canna, come avvio alla risposta di un quesito postoci da un genitore. Proseguiremo, trattando l'argomento in post successivi, poichè il tema è ampio e articolato. 

 "SONO MAMMA DI UN BAMBINO DI 4 ANNI E HO DEDICATO MOLTO TEMPO A LUI E AI SUOI INTERESSI. SINCERAMENTE SONO PERPLESSA E DELUSA QUANDO VEDO LE SUE REAZIONI VERSO DI ME, PIENE DI PRETESE E DI ORDINI: MI SENTO IL SUO ZERBINO... E SOFFRO PERCHE' IO GLI HO INSEGNATO LA DISPONIBILITA' E LA GENTILEZZA. TEMO DI AVER SBAGLIATO QUALCOSA E MI SENTO FRUSTRATA"

"Oggi in un'epoca individualista, diventa urgente un'educazione dove al centro non ci sia soltanto il bambino, ma la relazione stessa, con entrambe le componenti umane che la caratterizzano".

E poi diciamolo con  Giovanni Bollea  che aveva  intitolato uno dei suoi magistrali libri "Le madri non sbagliano mai"...  Ma capiamo, grazie al contributo psicologico, quale salto qualitativo possiamo fare nel prendere le misure educative più lungimiranti.




LA DOPPIA FRECCIA DELLA RELAZIONE: 
EDUCARE AL "BENE RELAZIONALE"


La relazione che si stabilisce tra un bambino e i propri genitori può essere paragonata a un'opera d'arte:  inedita, unica, originale. Una composizione non a due, ma a quattro (anche a sei) mani!
Essa è una fonte di crescita vitale nella misura in cui il bambino si sente riconosciuto e "visto" nella sua diversità, egli scoprirà se stesso, e lo diventerà.

Occorre guardare al rapporto educativo come a una  freccia a due punte. Se dagli anni Sessanta si è dato molto risalto alla punta che dal genitore va verso il figlio, mediante un ascolto, quasi esclusivo, delle sue esigenze, nell'epoca attuale emerge la necessità di considerare anche l'altra punta della freccia: quella che dal figlio va verso il genitore. Oggi in un'epoca individualista, diventa urgente un'educazione dove al centro non ci sia soltanto il bambino, ma la relazione stessa, con entrambe le componenti umane che la caratterizzano.

Lasciare un modello educativo "unidirezionale" per passare a un'ottica "relazionale" significa che il genitore, in quanto persona,  viene visto - "al pari" del figlio - portatore di esigenze che dovranno essere espresse con più coraggio e consapevolezza. Quando ad  un bambino si farà fare oltre 
all'esperienza di esprimere e di soddisfare i propri bisogni, quella di  riconoscere e rispettare quelli del proprio genitore, allora, il circolo della relazione sarà completo ed esprimerà il suo pieno significato educativo.

La relazione genitore-figlio così intesa diverrà un vero e proprio  laboratorio di "grammatica della relazione" da cui crescerà un frutto speciale: portare nella società il "bene relazionale",  ovvero la capacità d vivere bene insieme!

                                                         dott.ssa Paola Canna

Paola Canna
svolge la professione presso Centro Studi Psicoterapia e Mediazione Famigliare a Padova  e Vicenza
mail: drssa.paolacanna@gmail.com


Pubblicato da Annamaria Gatti
foto cityomnibus










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