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venerdì 12 settembre 2025

CNDDU: “Portare nelle scuole italiane la lezione di Pizzaballa su pace e responsabilità”


“Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende rilanciare con profonda convinzione le parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, pronunciate in questi giorni drammatici per la Terra Santa”: è quanto si legge in una nota diffusa dal CNDDU.

“Con realismo – prosegue il testo – il Patriarca ha ricordato che il male continuerà ad agire nella storia e che, anche quando le guerre si spengono, le ferite e il desiderio di vendetta non cessano di abitare i cuori. Ma ha aggiunto un messaggio essenziale: il drago non avrà l’ultima parola”.

“Questa affermazione – spiega il Presidente Romano Pesavento – non è soltanto teologica: è un invito civile ed educativo che interpella in modo diretto i giovani. Significa che la storia non è consegnata in maniera definitiva alle forze oscure della violenza, ma che esiste sempre uno spazio per la libertà, per il bene, per la costruzione della pace. Ed è proprio qui che la scuola diventa decisiva.

La scuola, infatti, è il luogo in cui gli studenti possono imparare a riconoscere le dinamiche del male non nei racconti lontani, ma nella vita di tutti i giorni: nei linguaggi d’odio, nell’esclusione dell’altro, nell’indifferenza che spegne l’empatia. È anche il laboratorio in cui si coltiva il coraggio di “custodire semi di vita”, come invita Pizzaballa, e di scegliere responsabilmente il dialogo, la solidarietà, la ricerca della verità.

Per i giovani italiani, il messaggio del Patriarca è un monito prezioso: non siate spettatori passivi del dolore del mondo, ma protagonisti di un cambiamento che parte dal cuore. In un’epoca segnata da conflitti e divisioni, la vera rivoluzione è quella interiore, capace di trasformare la paura in responsabilità e l’indifferenza in impegno.

Come docenti, sappiamo che educare alla pace non significa evitare i conflitti o edulcorare la realtà, ma insegnare a viverli con consapevolezza, riconoscendo che ogni vita ha dignità e che nessuna violenza può cancellare il valore della speranza.

Il sangue degli innocenti, ha ricordato Pizzaballa, “non è dimenticato”. Portare questa – conclude il professor Pesavento – consapevolezza tra i banchi di scuola significa rendere gli studenti custodi di memoria e al tempo stesso costruttori di futuro”.

Il CNDDU invita quindi i colleghi a far risuonare in classe queste parole come stimolo educativo: non come discorso astratto, ma come esperienza viva di responsabilità, che riguarda la comunità globale e ogni singolo gesto quotidiano.

“Il cuore che cambia – si legge nella nota – non è un’immagine poetica, ma il primo passo di una cittadinanza consapevole e solidale. È il compito più urgente della scuola di oggi”.

https://gazzettadiplomatica.it/cnddu-portare-nelle-scuole-italiane-la-lezione-di-pizzaballa-su-pace-e-responsabilita/ 

giovedì 11 settembre 2025

A scuola non si può far finta di nulla: un documento da condividere per il rispetto dei diritti umani in Palestina


                                                      Francesca Albanese

I fatti precipitano, la scuola è appena iniziata, segnalo uno degli atti di condivisione attuati nella scuola: 

“DOCENTI, EDUCATRICI, EDUCATORI PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI IN PALESTINA”

Siamo educatori ed educatrici, insegnanti, professioniste/i dell’educazione e della cura che lavorano in vari istituti scolastici di ogni ordine e grado.

In vista dell’inizio del nuovo anno scolastico ci siamo incontrati per condividere un sentire che ci accomuna rispetto alla tragedia che si sta consumando in Palestina.

A breve la scuola riprenderà e non possiamo immaginarci di iniziare così, come se niente fosse, di partecipare al primo collegio docenti o alle prime riunioni, come di routine, di ritrovare i nostri alunni allegri, fiduciosi e giocosi, come dovrebbero essere tutti i bambini e i ragazzi del mondo, senza pensare ai bambini e alle bambine di Gaza.

Ci sentiamo angosciati, sgomenti e impotenti di fronte a quanto sta accadendo in Palestina, con la complicità del mondo occidentale.

Non possiamo più fare finta di niente, non è possibile.

Pensiamo che il mondo della scuola e dell’educazione debba mobilitarsi per affermare con forza il proprio dissenso, prendere posizione, scioperare per opporsi al genocidio in atto, alzare la voce; è urgente farci sentire dal nostro Governo e dal nostro Parlamento per cercare di difendere, proteggere, salvare la popolazione, le bambine e i bambini di Gaza.

Noi ci occupiamo di bambine/i, di ragazze/i, cerchiamo di trasmettere loro valori e speranze, il nostro mestiere è la cura: come possiamo dedicarci a tutto ciò sapendo che ci sono famiglie, bambini e bambine che vengono intenzionalmente uccisi, lasciati morire di fame e di sete? Sapendo che il nostro Paese, che l’8 giugno 2025 ha rinnovato il Memorandum d’intesa in materia di cooperazione militare e della difesa con Israele (violando la Costituzione e il diritto internazionale), è complice di simili atrocità?

Abbiamo quindi deciso di costituirci come gruppo “Docenti, educatrici, educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina”.

Ci rivolgiamo anzitutto al Parlamento e al Governo italiano affinché condannino con fermezza i crimini contro l’umanità commessi dal governo israeliano, ne chiedano l’immediata cessazione e pretendano la riapertura di tutti i valichi per poter fornire assistenza umanitaria e sicurezza alla popolazione civile.

Chiediamo:

che il Governo Italiano cessi immediatamente l’invio di armi verso Israele e ogni forma di collaborazione militare con il governo israeliano. La Costituzione italiana ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e la legge 185/1990 vieta il commercio di armi con Paesi in guerra o che violano il diritto internazionale. La vendita di armi a Israele, pertanto, deve essere immediatamente arrestata.

che il governo italiano assuma una posizione di ferma condanna verso i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dal governo israeliano. È inoltre necessaria una ferma condanna del progetto di costituire la “Grande Israele”.

che il Governo italiano pretenda l’apertura di tutti i valichi, la fine del blocco degli aiuti e il ritorno, per la loro distribuzione delle agenzie dell’ONU e delle ONG.

che il Governo italiano sospenda ogni forma di collaborazione politica ed economica con Israele fino a quando non si ponga fine al genocidio in corso e all’occupazione dei territori palestinesi, garantendo assistenza umanitaria e sicurezza della popolazione civile.

l’immediato riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina (come già hanno fatto altri 143 Stati) per affermare un diritto universale e inalienabile, e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

che il nostro Paese si unisca agli altri paesi in sede europea e internazionale per la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, al fine di costruire una pace giusta e duratura in Medio Oriente.

che il nostro Governo sostenga l’operato delle istituzioni internazionali deputate a garantire il rispetto del diritto internazionale, anche considerando che l'occupazione dei Territori Palestinesi rappresenta una palese violazione di tale diritto.

Ci rivolgiamo ai sindacati per chiedere che venga proclamato al più presto uno sciopero generale unitario della scuola per denunciare il genocidio in corso e per l’ottenimento di tutti i punti sopra elencati.

Invitiamo tutto il mondo della scuola e dell’educazione a organizzarsi con urgenza per costruire azioni e mobilitazioni efficaci e congiunte, che coinvolgano gli studenti e le famiglie, per affermare con forza che la scuola italiana esige il rispetto dei diritti umani, sempre e per tutti, anche in Palestina.

Chiediamo al MIM di introdurre programmi scolastici sull’educazione alla pace e alla nonviolenza, di promuovere nelle scuole approfondimenti storici sul sionismo e chiarire la differenza tra antisemitismo e antisionismo.

Invitiamo infine l’intero mondo del lavoro e la società civile ad unirsi a noi.

Per gli studenti e le studentesse italiani tra pochi giorni inizierà la scuola, per i loro coetanei palestinesi non sarà così. Non possiamo continuare a tacere, non siamo complici di questo genocidio.

I “Docenti, le educatrici e gli educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina” e i seguenti firmatari appartenenti alla comunità educante.

NB: Compilando e inviando il presente form si presta consenso al trattamento dei dati personali esclusivamente per finalità connesse alla sottoscrizione e pubblicazione del documento. I dati non saranno utilizzati per altri scopi né comunicati a terzi, in conformità al Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR).

Prosegue la proposta di adesione al form al link: 

 https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSe3Pc6onh4ae5f9OKRNLlP-edE78o4HXsVKbasvbQUae2bFMA/viewform

lunedì 8 settembre 2025

Scuola: e se mettessimo una panchina per chi si sente solo?

 

LA PANCHINA DEGLI AMICI

I cari bambini e ragazzi di Bolzano oggi iniziano la scuola. Ma ormai è prossima l'apertura della scuola ovunque e per questo condivido una semplicissima prassi scolastica, che molti conosceranno e che, anche se si tratta di un semplice escamotage, è segnale di grande attenzione educativa.

Parto dalla narrazione di una mamma (piccole storie) che sui social raccontava: 

"Passeggiando nel cortile della scuola di mio figlio, noto una panchina dipinta di rosso vivo. Ho chiesto a mio figlio: "È l'unico posto dove sedersi qui?" Lui ha risposto: "No, quella è la panchina degli amici. Quando qualcuno si sente solo o non ha nessuno con cui giocare, si siede lì e gli altri bambini gli chiedono di giocare." Oh, incredibile! Gli ho poi detto quanto fosse meraviglioso e gli ho chiesto se l'aveva mai usata. Lui ha detto: "Sì. Quando ero nuovo mi sono seduto lì e qualcuno è venuto a chiedermi di giocare. Mi sono sentito felice. E adesso, quando vedo dei bambini seduti lì, chiedo loro di giocare con me. Lo facciamo tutti."

L'obiettivo di far stare bene qualcuno con questo semplice segno è sicuramente perseguibile ed è direttamente proporzionale alla convinzione di fattibilità che si giocano gli insegnanti che la propongono. 

Ancora una volta non sono le parole a ottenere risultati, ma l'esempio, l'accompagnamento e il coinvolgimento degli adulti. Il saper so-stare. 

Per questo certamente occorre non improvvisare, ma scegliere una minuziosa e lungimirante preparazione e per questo provo a formulare possibili "istruzioni per l'uso", per insegnanti positivi ed empatici, certa che loro, i docenti, sono davvero una miniera di prassi interessanti da condividere: 

  1. raccontate con entusiasmo la faccenda nel vostro team, invitando i colleghi che lo desiderano ad appoggiare questa strategia e soprattutto a migliorarla nell' esecuzione e nella presentazione ai bambini.
  2. Scegliete con loro un angolo dell'aula o del cortile scolastico, del laboratorio, della biblioteca...
  3. Attrezzatelo con una panchina o comunque una seduta a misura di bambini.
  4. Chiedete ai bambini cosa potrebbe servire...
  5. Conducete la conversazione verso lo scopo: chi si sente solo (nuovi arrivi, momento difficile, incomprensioni, desiderio di nuovi amici, voglia di raccontarsi, delusioni scolastiche e dintorni...) può sedersi lì e qualcuno lo vedrà e provvederà!
  6. Non dimenticate di fare periodicamente una verifica (con tutta probabilità arriveranno  suggerimenti intriganti da bambine e bambini)
Ed ecco un altro gioco che ha avuto parecchi seguaci: il gioco dell'amico segreto


Buona avventura per questo anno scolastico. 
Non sarà facile ma insieme si può!
anche per noi adulti...
pubblica Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto da  Visit Lake Iseo