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domenica 5 maggio 2024

Perchè insegno? Un libro per ripartire a crederci davvero e fare la differenza.

 

Dall'introduzione del prof. Michele De Beni, che ha creduto in questa raccolta di testimonianze di alto profilo e che continua a curare percorsi e inziative affiancandosi a docenti e studenti in formazione per l'insegnamento. Un professionista che crede fortemente nell'impegno a promuovere una scuola migliore e a sostenere progetti che mettono al centro la formazione di docenti appassionati e preparati. Pedagogista-psicoterapeuta. Esperto in Processi formativigià Professore di Docimologia e di Pedagogia all'Università di Verona, professore di Programmazione e Valutazione dei processi formativi, Istituto Universitario Sophia, Loppiano (FI).Coordinatore di ricerca per l’Italia, Progetto internazionale Co.R.T (Cognitive Research Thinking) diretto da Edward de Bono.Membro del Centro Studi Interculturali, Università di Verona. Condirettore della collana "Fondamenti e Percorsi dell'educare" Editrice Città Nuova.I suoi interessi di ricerca sono rivolti principalmente allo studio dei processi del pensiero strategico, del comportamento prosociale e delle dinamiche familiari.


                                             A cosa serve conoscere?

Si comprende, allora, come nonostante i nostri continui richiami all’intelligenza, forse oggi è il tempo di occuparsi anche della saggezza. Perché, se ci si preoccupa di diventare saggi, non è così difficile poi diventare anche intelligenti. Se si comincia invece dal voler essere intelligenti si hanno poche speranze di diventare saggi, perché è facilissimo cadere nella trappola dell’intelligenza.

È questo, in fondo, anche il semplice ma profondo messaggio dei racconti di buone pratiche scolastiche riportate nel libro. In questi ambienti dove si sperimenta un nuovo senso di sé e di reciproca appartenenza, di alta motivazione all’impegno e alla responsabilità, e si punta alla formazione dell’eccellenza morale, gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Nella sua disarmante semplicità si cerca, allora, di dimostrare, che se si insegna ai ragazzi ad esser “bravi”, si può anche imparare ad esser “grandi”, “nel senso ampio e più autentico del termine, eccellenti nello studio, cittadini partecipi e onesti: un’alta finalità educativa che potremmo sinteticamente racchiudere nella frase “Pensare bene per fare il bene”, sguardo profetico di un’educazione dinamicamente orientata allo sviluppo di un vero ben-essere della persona e della comunità.

Educare, quindi a scuola non solo è possibile ma, nel flusso continuo dei cambiamenti, assume oggi carattere di priorità. “Istruire per educare”: è questo, in fondo, il semplice ma radicale messaggio di buone pratiche scolastiche qui riportate. In ambienti dove si sperimenta un positivo senso di sé e di reciproca appartenenza, e si punta alla formazione di uno spirito critico-costruttivo e di una mente aperta gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Una “scuola buona”, questa, che ci dice quanto intelligenza e saggezza, studio e pratica dei valori, siano inscindibili.

Come raccomanda il famoso Rapporto UNESCO sull’educazione per il XXI secolo[1], non basta “conoscere” e  “fare”, ma occorre saper “essere”. Può accadere anche che a scuola ci si accontenti di qualche idea generale e astratta, magari di un bel “programma” educativo, ma che nella pratica poi non venga applicato. Le teorie possono diventare cattive compagne se ci allontanano dall'esistenza per confinare l’essere umano in categorie astratte. Solo nel cuore dell'umanità di quel bambino, di quel ragazzo, la cui intelligenza tende a fondere parola e vita, teoria e pratica, si può puntare alla verità ed educare alla vera saggezza. 

È anche il messaggio più profondo che questo libro vuole indirizzare a quanti dell’istruzione intendono farne palestra di educazione. Occorre, quindi, dare maggior visibilità a queste “buone pratiche”, perché - riconosciamolo - sulla scuola incombe un pessimismo diffuso. Abbiamo difficoltà ad assumerci le nostre responsabilità di adulti. Il merito di questo libro è di aver messo in evidenza la passione e la dedizione, la creatività e l’incessante arte di ricominciare che animano ancora tanti educatori, non semplici competenze da trasmettere e da esercitare, ma fulcro di vita da cui immaginare strade nuove per l’educazione.

[1] J. Delors (a cura di),  Nell'educazione: un tesoro ( rapporto  della Commissione Internazionale all'UNESCO sull'Educazione per il XXI secolo), Armando, Roma 1997.


Pubblicato da  Annamaria Gatti  

gatti54@yahoo.it

 

 


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