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giovedì 22 febbraio 2024

Più lento, più profondo, più soave: 30 anni fa anche Langer invitava a un cambiamento di civiltà.

Illustrazione di Mauro Biani.

Che senso ha oggi questo invito che Langer lanciava 30 anni fa? 
Così attuale
 per chi si chiede 
come attrezzare i nostri giovani 
alla vita, alla pace. 
Sostituire ad una vita in cui essere 
più veloce, più alto, più forte.
un'educazione e una condivisione ad essere 
più lento, più profondo, più soave
Un programma ancora oggi, un'immane sfida.

Qui la registrazione e il commento da @laltramontagna:

"Sapete – diceva Alexander Langer al convegno giovanile di Assisi nel 1994, trent’anni fa – qual era il motto che il barone de Coubertin ha riattivato per le moderne Olimpiadi, prendendolo dall’antichità? È il motto del Citius, cioè più veloce, Altius, più alto, e Fortius, più forte e possente. Citius, Altius, Fortius era un motto giocoso di per sé, un motto per le Olimpiadi che erano certo competitive, ma che erano in qualche modo un gioco. Oggi queste tre parole potrebbero essere assunte bene come la quintessenza della nostra civiltà e della competizione della nostra civiltà: sforzatevi di essere più veloci, di arrivare più in alto e di essere più forti. Questo è un po’ il messaggio cardine che oggi ci viene dato”. 

“Io vi propongo – prosegue Langer – al contrario il Lentius, Profundius e Soavius. Più lenti invece che più veloci, più in profondità invece che più in alto, e più dolcemente o più soavemente invece che con più forza, con più energia, con più muscoli. E credo che da questo punto di vista ci sia oggi una domanda di un cambiamento di civiltà: probabilmente con questo motto non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo”. 

Nel suo discorso Langer parte proprio dalle Olimpiadi, e l’esempio – da lui utilizzato in termini metaforici – non potrebbe essere oggi più attuale. I Giochi olimpici e, nello specifico la pista da bob di Cortina, si fanno emblema, massimo simbolo, di quella società della competizione che Langer invitava a ripensare.

E purtroppo non si parla della sana competizione sportiva, ma di una competizione politico-economica che tende a massimizzare i profitti per pochi a discapito dei benefici collettivi. Per come si stanno mettendo le cose, probabilmente anche la vicenda della pista da bob segnerà una sconfitta per chi, con civiltà e preparazione, ha cercato di indicare a più riprese la via del buonsenso.

Tuttavia, se gli organizzatori sentono profumo di vittoria, non si rendono conto di averla ottenuta con i muscoli, ma allo stesso tempo con il fiato corto.

Pubblicato da Annamaria Gatti

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