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lunedì 31 agosto 2020

MARIA MONTESSORI la più amata dai genitori italiani.

 ...Ma le sue scuole in Italia sono molto poche. Lo sappiamo. E i genitori cercano con affanno talvolta una scuola montessoriana. Conosco famiglie che si trasferiscono pur di offrire questo dono ai figli.  Talvolta le scuole "montessoriane" non rispondono appieno al metodo della dottoressa, non sempre il loro cammino è facile. 

Maria Montessori ha saputo in anni oscuri, trovare e dare un metodo che rispetti il bambino e soprattutto ne faccia un uomo migliore. Il contributo di Novara riproposto sui social,  rinnova quella tensione, spiega  il merito grande di aver studiato e costruito una metodologia ancora oggi "faro" per tutti. 

Amiamo in tanti questa donna forte e controcorrente.  Desidero celebrarla e onorarla  anche oggi, a 150 anni dalla nascita,  nella speranza che molti giovani educatori si avvicinino a questa scelta pedagogica.

Al Gloria omaggio a Maria Montessori – Corriere di Como

Tutto è connesso

L’attualità della pedagogia di Maria Montessori

 di Daniele Novara

 

È sempre imbarazzante per un pedagogista italiano come il sottoscritto, affrontare l’opera e l’esperienza di Maria Montessori, la più grande e importante collega che  sta alle spalle del mio lavoro professionale. Imbarazzante in quanto l’Italia è il suo paese ma è anche un paese dove le sue scuole e il suo pensiero hanno fatto e fanno più fatica a trovare una collocazione adeguata. Nei miei viaggi ricordo di aver trovato le scuole montessoriane o ad ispirazione montessoriana nelle più disgraziate favelas  brasiliane come negli sperduti paesini dell’Irlanda. Così come è stato sorprendente a Perugia nel ‘99 essere invitato a parlare di Educazione alla pace alle direttrice e ai direttori delle scuole montessoriane di tutto il mondo con presenze dal Pakistan, Bangladesh, Australia, Nuova Guinea, tanto per dire i paesi e i continenti più lontani. Non solo, rovistando negli scaffali pedagogici delle librerie di varie città del mondo la Montessori è sempre presente, la stessa cosa purtroppo non si può dire per l’Italia.

Senz’altro per noi educatori italiani l’episodio più curioso si ebbe qualche anno fa quando la rivista WIRED rivelò, nel numero del settembre 2011, che i giovani guru dell’economia digitale internazionale si erano proprio formati da piccoli nelle scuole montessoriane e che anzi quella sembrava essere la loro matrice più forte e significativa. Sto parlando proprio di Jeff Bezos fondatore di Amazon, Jimmy Wales creatore di Wikipedia e soprattutto di Larry Page e Sergey Brin che hanno dato vita a uno dei fenomeni mondiali più innovativi ossia Google, il sistema di connessione tecnologica internazionale. E se si va sui personaggi meno noti, l’elenco dei protagonisti delle nuove tecnologie che stanno rivoluzionando la nostra vita contempla ulteriori rappresentanti dell’apprendimento montessoriano.

I commentatori non hanno esitato a collegare la creatività di questi personaggi alla loro stessa formazione scolastica, alle loro radici infantili in un humus educativo che proprio come voleva Maria Montessori stimola i bambini a tirar fuori il meglio di sé, a creare le condizioni perché possano sviluppare tutto il loro potenziale, tutto quello che hanno dentro.

Forse è il caso di tornare sui propri passi e di riscoprire la modernità, l’attualità, la forza della nostra pedagogista, il significato attualissimo della sua proposta.

Ci sono insomma buone ragioni per tenere Maria Montessori come punto di riferimento per il futuro dei nostri figli, dei nostri bambini, dei nostri ragazzi. Cercherò di dimostrarlo.

 

Sei buone ragioni per tenersi ben stretta la Montessori

 

  1. Perché per i bambini imparare è la cosa più importante

La Montessori crede e imposta tutta la sua attività scientifica nella consapevolezza che i bambini hanno una naturale predisposizione a imparare e che questa loro forza interna debba semplicemente trovare lo spazio e le occasioni per potersi sviluppare e manifestare.

Già nelle sue prime esperienze, quando è ancora molto giovane, scopre che bambini considerati minorati mentalmente, addirittura tenuti negli ospedali psichiatrici degli adulti, posti in ambienti accoglienti e con materiali sensoriali adeguati possono acquisire apprendimenti non solo significativi ma per l’epoca (stiamo parlando dei primi del ‘900) superiori agli stessi bambini delle scuole tradizionali abituati a metodi molto meno esperienziali, più trasmissivi e più passivi.

Maria Montessori applica un’idea molto semplice confermata anche dalle moderne neuroscienze: se imparare è anzitutto un’esperienza occorre che le scuole stesse siano impostate su situazioni di coinvolgimento concreto, attivo, diretto. Non ci può essere una passività recettiva ma una sintonizzazione con il mondo della realtà, del fare, dello scoprire sensoriale.

Mette in atto una rivoluzione che è semplicemente la conferma metodologica di quello che ciascuno di noi fin da piccolo vive, ossia l’imparare facendo, l’imparare nella scoperta, nel poter sbagliare e nel poter ripetere fino a raggiungere una vera e propria competenza.

Racconta Lorella Boccalini, formatrice pedagogica del CPP (Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti) che ha scelto per le sue figlie le scuole montessoriane: “Mi convinceva l’idea che si potesse lasciare ad ogni bimbo il tempo per sperimentare il proprio modo di apprendere, che anzi venisse incoraggiato, attraverso l’uso del materiale di italiano e di matematica a disposizione nel lavoro libero, a concentrarsi, a trovare il proprio interesse dentro di sé, ad esercitare l’impegno non arrendendosi davanti all’errore, ma avendo il tempo di riprovare senza essere giudicato, cercando le proprie strategie anche per fare le cose più impegnative. Imparando e essere rispettati e a rispettare gli altri. Mi bastava pensare che Irene sarebbe stata in un ambiente ricco di proposte ma non competitivo, dove avrebbe alimentato l’interesse, che si vede nei bambini, per ciò che le veniva proposto e avrebbe esercitato la sua passione e la sua volontà, dove lo scambio tra bambini anche più grandi o più piccoli l’avrebbe aiutata ad imparare ma anche ad avere interesse per gli altri, a chiedere ma anche ad aiutare i compagni in difficoltà, a prendersi cura delle cose comuni”.

Il suo metodo in altre parole asseconda le naturali tendenze infantili e umane ad assorbire l’esperienza e a trasformarla in nuove capacità.

 

  1. Non si basa sulla correzione ma sulla libertà

L’idea che i bambini sbagliano e fanno le cose sbagliate, che sono capricciosi, disturbatori, oppositori, distratti, incapaci, opportunisti, provocatori, è dura a morire. Immaginiamo allora l’epoca di Maria Montessori quando la concezione stessa del bambino è ancora circondata da un alone di incompiutezza, di deficitarismo, di mancanza, quando i metodi sono terribilmente crudeli, legati anche all’indigenza (pensiamo al lavoro minorile, alle punizioni corporali nelle famiglie e nelle scuole, alle fasciatura dei neonati). Quanti genitori ancora oggi andando ai colloqui con gli insegnanti si sentono ripetere “suo figlio potrebbe fare di più; suo figlio non è concentrato; suo figlio è molto distratto; suo figlio non esegue; non ascolta”. Tutto questo incalzare di giudizi negativi sui bambini trova nella pedagogia montessoriana il suo definitivo superamento.

Non si tratta di correggere ma di far nascere. “Chi tenta di correggere il bambino con la forza e con il peso della propria autorità si accorgerà ben presto di aver fallito nel suo intento. Il bambino risponderà in modo forte, esplicito perfino violento”.(Il nuovo adulto, Quaderno Montessori n.73, Castellanza, VA, primavera 2002, pag.61)

Si tratta per Maria Montessori di sostenere il bambino senza invadenza, senza oppressione per consentire alla sua forza vitale di esprimersi creando l’ambiente e le connessioni metodologiche adeguati. Si tratta di aiutarlo in maniera indiretta piuttosto che indicargli continuamente quello che è giusto e quello che è sbagliato, quello che deve fare e quello che non deve fare. La pedagogia correttiva purtroppo resta ancora molto presente nei nostri immaginari sia in famiglia che nelle scuole con conseguenze devastanti per il potenziale di crescita infantile.

Credo che l’aspetto più rivoluzionario del Metodo Montessori sia proprio questo: sospendere ogni forma di correzione infantile, di intervento diretto invasivo nei confronti di quello che i bambini stanno facendo, lasciando che siano loro stessi a fare le scoperte necessarie. È una sottolineatura che ricorre anche negli scritti di Grazia Honnegger Fresco, grande pedagogista italiana “Non occorre che l’adulto metta costantemente in evidenza gli sbagli e li corregga. Anzi, l’atteggiamento giudicante è un attacco alle capacità maieutiche dell’essere umano, all’autostima del bambino”.(G. Honnegger Fresco, Maria Montessori, una storia attuale, l’ancora del mediterraneo, Napoli-Roma, 2007, pag.163)

Il seguito al link:

 https://www.montessoribs.it/tutto-e-connesso-lattualita-della-pedagogia-di-maria-montessori-di-daniele-novara/?fbclid=IwAR2j6qkh49HEMGtaWbphZ7bPwd_ydvbquOkqcS8jIZjp-82rgJ3ASz3MI9U

Associazione Montessori Brescia, 2016

pubblicato da Annamaria Gatti

Foto: da Corriere di Como

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