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Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

mercoledì 13 maggio 2020

Bambino impulsivo: come intervenire?

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I tempi sono duri e l'incertezza delle condizioni legate al contrasto della pandemia segnano pesantemente i bambini.
Tutti. 
Qualcuno più di altri e lo vediamo.

Ai genitori è chiesto molto in termini di impegno e di controllo della situazione. Facciamo il possibile e sapendo che è un tempo di emergenza, particolare, che si allunga nelle settimane e che deve vederci attenti, capaci di coraggio e di pazienza, di creatività e di ...perdono. 
E' un tempo che insegna molto della vita anche ai bambini, che ci guardano, comprendono e vivono con altre misure. 

Sappiamo quanto la scuola ci coinvolga e ci responsabilizzi. I genitori sono diventati insegnanti dei loro figli, spesso controvoglia, senza sentirsi in grado di gestire tutto questo, poi l'amore e la voglia di farcela magari ha prevalso. Qualche giorno ha vinto lo scoraggiamento, soprattutto se si vive la solitudine.
Sono vicina ai genitori, che rimando ai post loro dedicati di recente a questa emergenza. 

Ripropongo, su richiesta, questo post per rispondere ad alcune domande affini al tema. Comportamenti provocatori e complessi emergono con più frequenza da alcune settimane, visto il protrarsi delle restrizioni che impediscono le relazioni, i contatti, gli spostamenti e  la frequenza scolastica.
Siamo consapevoli che è necessario tenere presente che la difficoltà è massima e che va vista con lungimiranza: stiamo sul compito, non ci allarmiamo, mettiamo in atto le strategie che hanno avuto riscontri positivi. E abbiamo cura di noi.


I genitori di un ipotetico "Marco" chiedono come interagire con un bambino impulsivo, ma con molte  altre caratteristiche positive  dello sviluppo socio-affettivo e intellettivo.
Il problema che lo definisce è l'impulsività verso il fratellino piccolissimo, di undici mesi, che comincia a camminare e a interagire direttamente, con più efficacia, suscitando moti di stizza e di insofferenza da parte di Marco e modiche aggressioni che provocano pianti e urla e  qualche reazione ...decisa, ma senza risultati, da parte genitoriale.

Come leggere questi segnali in questo momento particolare e che fare?
Analisi della situazione:

  • Marco ha accolto abbastanza bene il fratellino, gli è affezionato.
  • Qualche volta vorrebbe riportarlo indietro da dove è venuto: 
  • è comprensibile quando piange, succhia per ore dalla mamma, non fa dormire i familiari 
  • che guardano con occhiaie evidenti...il "povero" Marco che deve comunque andare alla scuola dell'infanzia ogni mattina, mentre il fortunato poppante resta con mamma a casa.
  • Però non sono  assolutamente compatibili con il tutto le aggressioni che Marco, ormai cinquenne d'assalto, generosamente affibbia al fratellino, per altro non molto robusto, mettendolo in pericolo.
Come leggere questi fatti?
  • Inoltre Marco fa i conti con lo sguardo atterrito di mamma, papà e parenti che devono avere un paio di occhi in più  puntati sul maggiore dei due, per prevenire il peggio.
  • Questo lo abbatte parecchio e non sa proprio con chi  prendersela, perchè lui ama il fratellino e non vorrebbe fargli del male, assolutamente! 
  • Ma poi gli "scappa" e si intristisce, sfogando, in altro modo inaccettabile, questa sensazione di inadeguatezza e di giudizio.
  • Inoltre fa  anche  l'esperienza della punizione di qualcosa che sì comprende sia da evitare,  ma non sa come e non sa neppure come esprimere il suo disagio di sentirsi "cattivo".
Quindi...
Non ci scandalizziamo se questa parte del comportamento non la regola ancora, non abbiamo la pretesa che lo faccia, riflettiamo, è un bambino e noi lo aiutiamo.
Marco ha tante competenze e questa gestione ancora la deve sviluppare... per questo è la parte fragile del bambino che chiede aiuto all'adulto, chiede al genitore di fare contenimento per difendere se stesso e il fratellino. Intervento che va condotto autorevolmente,  parlando con calma, richiamandolo alla capacità di fermarsi in tempo, di dosare la forza nell'agito, riconfermando sempre un "ce la farai lo so, ne sono certo, non ti preoccupare, tu ascoltami!"

Anche usando il comando interno può servire, dicendo noi, come fossimo Marco: "io ora mi fermo-faccio le cose leggere perchè so che può farsi male se lo schiaccio- se lo stringo- se lo spingo- io non lo schiaccio-io non lo spingo--se si fa male io sono triste e se si fa tanto male io sono tanto triste..."
Si usano interventi decisi rispettosi del bambino, da cui Marco esce compreso, guidato e  confortato,  perchè sa che ce la farà con l'aiuto, senza sentirsi non buono, inadeguato o incapace.
Si sente invece in cammino per imparare a stare bene. E anche i genitori stanno meglio.
Buon cammino anche ai voi genitori!




pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto da fotocommunity

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