Nik.
In una sera d’autunno Nik, bastardino birichino, stava rientrando a… cuccia.
“Nik, dove sei stato tutto il pomeriggio? Ti avevo detto di non allontanarti!” lo rimproverò Mamma. Ma il cagnolino aveva capito, dal tono dolce della voce, che non era una sgridata seria.
“Mi sono divertito, proprio tanto… Io e Jolittle abbiamo fatto una gara di corsa. Il mio amico si è sporcato tutto, sembrava un mostro di terra; che risate ci siamo fatti! Ma anch’io non ho mancato una sola pozzanghera!”
“Vedo…” confermò la mamma dando uno sguardo al lungo pelo di Nik, che una volta era stato bianco.
Intrufolandosi fra i fratellini appena nati, il cagnolino chiese:
“Mamma, quando potranno venire a giocare con me questi cosi tondi e succhialatte?”
“Ci vuole tempo, lo capisci.”
“E quando tu e papà verrete a correre ancora nei prati con me?”
“Cucciolo mio, ora è proprio impossibile con questi succhialatte…”
Nik scansò un fratellino che vagava trascinandosi sul pancino e riprese:
“Non potrebbe venire con me almeno Papà?”
“No. Chi procurerebbe il cibo per noi?”
“Uffa, ma non è giusto…” brontolò deluso, stringendo le orecchie pelose; poi sussurrò:
“Comunque domani vado con Jolittle alla vecchia cascina…”
Chiuse gli occhi e si addormentò sfinito, incurante di un fratellino che gli stava facendo pipì sulle zampe.
da "Nik e la banda del levriero" di Annamaria Gatti, Ed. Città Nuova,
illustrazioni di Giacomina Ferrillo
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