di A. Gatti - Edizioni Effatà
....COME GESU’
“Padre Joe… tu abiti in una vera casa!” ho gridato, mentre mettevo la mia testa ricciolina dentro a ogni porta che dava sul corridoio centrale. Poi il nostro amico frate, che era appena entrato in una cucina, ha avvisato:
“Albert, King… venite qui, qualcuno ha portato dei biscotti!”
Ma in quel momento non mi interessavano più i biscotti, nonostante la fame e la stanchezza. Mi ero ritrovato in una delle stanze, davanti ad un Presepe, ed ero rimasto a bocca aperta, silenzioso e immobile.
Padre Joe aveva lasciato King alle prese con i biscotti ed era dietro di me:
“Albert!”
Al suo richiamo mi sono ripreso dallo stupore e ho notato:
“Ci sono i pastori, gli angeli, le pecore, un bue e un asino e il Bambino… In una capanna…come la mia…”
“Sì, Albert, Gesù è nato in una capanna come la tua.”
“… E avrà freddo questa notte, così, senza vestiti. Anche il mio fratellino appena nato ha freddo di notte e la mamma lo copre.”
“Già, proprio come il tuo fratellino.”
“E quella è la sua mamma, vero?” ho chiesto indicando la donna seduta accanto a Gesù.
“Sì, si chiama Maria.”
“Il suo papà non lo manderà con Keùssi sulla nave dei bambini venduti, vero?”
“… No, suo padre Giuseppe non lo manderà.”
“E la sua mamma non piangerà e gli canterà la ninna nanna.”
“Certo Albert, come faceva la tua mamma con te, quando eri piccolo.”
Proprio in quel momento qualcuno cantava.
“Senti Padre Joe? Sembra proprio la ninna nanna che canta la mia mamma.”
Il mio amico non ha risposto, perché si era distratto guardando due persone che stavano sulla porta.
“ Albert, è proprio la tua mamma che sta cantando a Gesù la ninna nanna.”
In fondo alla stanza c’erano i miei genitori, proprio loro!
C’era la mia mamma e c’era il mio papà: erano venuti a prenderci!
“Hanno fatto un viaggio faticoso. Sono partiti subito, quando hanno saputo che cosa vi era accaduto” spiegava Padre Joe, mentre con un salto ero fra le braccia della mamma.
Subito papà mi ha sussurrato, stringendomi stretto stretto:
“Albert… non ti manderò più lontano a lavorare….Adesso ho capito.”
“Guarda, cosa ti ho portato…” ha detto la mamma con la voce tremante, consegnandomi il camion di latta.
Ho fatto un altro dei miei salti e, al mio urlo di gioia, è arrivato anche King.
“Albert ora può anche fermarsi alla nostra scuola e fra tre anni potrà già lavorare…” ha proposto Padre Joe.
“Sì, voglio imparare a lavorare il legno, costruirò tante cose…camion e altri giocattoli per i bambini, posso restare papà? Farò qui la festa di Natale.”
“Sì” ha detto papà “e potrà fermarsi anche King, se vuole.”
Dall’espressione degli occhi si capiva che King era d’accordo.
“Prima di lavorare, però imparerete a leggere e a scrivere” ha precisato Padre Joe.
“Anche Gesù sapeva farlo?” ho chiesto.
“Sì, anche Gesù. A pensarci bene… anche Gesù lavorava il legno…”
“Stessa capanna, stessa ninna nanna, stesso mestiere…era proprio un bambino come me” ho detto.
Poi ho aggiunto:
“Posso chiamarmi ALBERT NATALE. Si può?… Si può, Padre Joe?”
“Si può… Albert Natale!”
Ho guardato King che sorrideva divertito…
“Hai sentito King? Ho due nomi adesso!”
“Oh, sì Albert… Natale!”
Mamma Diana piangeva piano, piano, ma questa volta era un pianto di gioia.
…Era proprio vero quello che diceva Padre Joe: ogni Natale porta con sé un miracolo nuovo!
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