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Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

giovedì 25 giugno 2020

Alberto Pellai in video: superare questa criticità con i bambini, collaborando

Come funziona il cervello emotivo dei bambini? Alberto Pellai

In questa video intervista in Percorsi Formativi 0/6,  il dott. Pellai ci permette di fare una bella riflessione sul nostro essere adulti, e quindi invitati a rappresentare coloro che prendono per mano i bambini in questo periodo difficile e  cercano di far fronte alla difficoltà con prassi di protezione, senza delegare a nessuno la responsabilità. 

L'adulto non si tira indietro, dà risposte, non nega il problema, ma rassicura, dà le risposte che trova nella collaborazione con tutti gli altri e supera stili  che generano da insicurezza e omertà, per condurre il bambino o il ragazzo in un percorso condiviso, in un gioco di squadra, che rifiuta l'antagonismo e abbraccia la cooperazione.
"Ci sarà sempre qualcuno che ti sta vicino, che risponde alle tue domande, noi siamo qui con te!"


https://www.facebook.com/percorsiformativi06/videos/3179631742261957/?__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=ARA839AXs2AYy2f9q4G5BELGO42EV3uBhQVZeip_MsMMf3HCNYtgAa3i6l1P-8dAsSi9LKz_HdZncYWs

pubblicato da Annamaria Gatti
foto da giunti.it

venerdì 19 giugno 2020

IL DISTANZIAMENTO FISICO PER I BAMBINI IN ETA’ PRESCOLARE: SFIDE EDUCATIVE, SFIDE EVOLUTIVE



Le informazioni e le riflessioni di Alberto Pellai, conosciuto esperto del mondo dell'educazione, sul distanziamento nelle condizioni delle realtà educative, sono un contributo utile, con cui confrontarsi. (dalla pagina fb:  Percorsi formativi 0-6)


di Alberto Pellai – Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Milano

“Stammi vicino”; “Vieni qui”; “Non andare di là”: i bambini infinite volte ci dicono con le parole, ma non solo, che per loro la prossimità fisica è fondamentale. Ci vogliono vicini, vogliono sentire che noi stiamo al loro fianco in modo concreto. Non bastano le parole: ci vuole anche la vicinanza dei corpi. Serve a conferire una sensazione di protezione e sicurezza. Serve a sentirsi contenuti quando le emozioni sono esondanti e loro da soli non ce la fanno ad entrare in modo adeguato nei processi autoregolativi. Quante volte per calmare un bambino non bastano sguardi e parole, ma bisogna prenderlo in braccio e stringerlo? E quante volte, i genitori stessi, per gestire una crisi di rabbia, stringono le braccia intorno al loro figlio per fargli sentire che tutto ciò che sembra incontenibile, dentro a quella stretta, può essere tenuto?
La vicinanza fisica non funziona solo come elemento di protezione, nella relazione con un bambino. Essa è anche strumento di relazione. I bambini hanno un linguaggio del corpo che parla più delle parole e si serve di gesti concreti.  “Per farti sentire che io con te sto bene, mi avvicino a te e ti stringo la mano”. “Per farti capire che ti stavo aspettando e avevo tanta voglia di incontrarti, quando ti vedo a distanza, ti corro incontro per abbracciarti”. “E se mi hai fatto qualcosa di brutto o che non mi è piaciuto, mi ritiro e mi allontano da te”.
Infine, la vicinanza dei corpi per i bambini è l’elemento che sostiene tutte le funzioni esplorative. Non solo perché se ho vicino qualcun altro, mi è più facile entrare in una nuova esperienza e farla mia, “assimilarla” e “accomodarla” dentro di me (proprio come affermava Piaget). Ma anche perché se io posso appoggiarmi a te, mio compagno di giochi, se posso seguirti, se posso confondere i miei confini con i tuoi, sento davvero che “io più te fa noi” e dentro quel noi io divento parte di un gruppo, di una squadra. Non sono più solo e ho più voglia di scoprirmi, di scoprirti, di scoprire il mondo che ci circonda. L’esperienza del gruppo, proprio nella sua interazione continua, nel suo contatto diretto attraverso la dimensione del gioco, è e rimane la più grande spinta alla crescita e all’apprendimento che un bambino può vivere fuori dal contesto di protezione e sicurezza che gli forniscono le sue relazioni famigliari, all’interno delle quali vive i bisogni di attaccamento.
Non si può immaginare, perciò, un mondo di bambini in cui i loro corpi devono stare nel distanziamento e nell’isolamento. E’ questa la sofferenza grande degli ultimi mesi, in cui l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid 19, ci ha obbligato al non avvicinamento, al non toccarci, alla deprivazione relazionale in un modo che va contro ogni bisogno di chi è in età evolutiva.
Penso che le conseguenze del distanziamento fisico incidano sui bambini su due livelli. Da una parte li privano di un linguaggio del corpo che, nelle relazioni con gli altri, parla più delle parole. Un linguaggio che, nella sua immediatezza e spontaneità, traduce in azioni (e a volte in agiti) vissuti emotivi, bisogni profondi, elementi relazionali che possono solo essere comunicati attraverso l’immediatezza del corpo che si muove e si incontra (e scontra) con l’altro. Potremmo quasi affermare che un bambino obbligato al distanziamento e all’isolamento si trova nelle stesse condizioni di un minore che soffre di “mutismo selettivo”, ovvero che sa parlare, ma non lo fa quando è in presenza degli altri. Obbligare al distanziamento fisico dai propri amici, significa, in concreto chiedere al bambino di rimanere muto rispetto al linguaggio del corpo. Condizione così innaturale da generare di sicuro uno squilibrio nell’assetto psicofisico del minore. In effetti, in queste settimane, da più parti abbiamo avvertito l’allarme che questa deprivazione così prolungata ha generato una miriade di sintomi che sono stati comunicati attraverso un’iperattività e irrequietezza corporea (da una parte) oppure un disinvestimento dalle attività di gioco e movimento, con comparsa di abulia, stanchezza e disturbi del sonno.
Il secondo problema che vedo è quello relativo alla percezione che il bambino può avere dell’adulto che deve condurre attività in regime di distanziamento e che costantemente deve monitorare e riprendere un minore che si avvicini troppo ad un suo compagno. Penso che questo ruolo dell’adulto, costantemente concentrato sul tenere le distanze (che è l’esatto opposto di tutto ciò che vorremmo fare, quando ci proponiamo come educatori e quindi facilitatori della socializzazione in età evolutiva) alla lunga rischi di snaturarne funzione e ruolo. I bambini possono infatti percepire come confusiva la funzione dell’educatore che costantemente li allerta a non fare qualcosa che invece devono e vogliono fare, perché è nella natura dell’essere umano andare verso l’altro e incontrarlo nel contatto e non nella distanza. Inoltre, penso che sia molto debilitante, sperimentare una relazione con un educatore che in modo ossessivo e nevrotizzante continua a lanciare messaggi del tipo: “Stai lontano”, “Non avvicinarti” “Sei troppo vicino”, “Non toccarlo”, “Non sfiorarlo”. Questa raffica di messaggi che arriva con le parole, con gli sguardi e con la percezione di uno stato d’ansia e preoccupazione potrebbe – alla lunga – far percepire l’ambito educativo alla stregua di un luogo ansiogeno che fa sentire “dislocato” e sempre “fuori posto” chi lo frequenta.
La sfida che attende noi educatori in questo tempo di distanziamento fisico è davvero enorme: generare protezione, relazione, esplorazione e comunicazione in un tempo che vede la vicinanza dei corpi come problematica è davvero impegnativo.
Gli educatori della fascia 0-6 hanno però un vantaggio rispetto a quanto affermato al punto 3  del capoverso 2.4 nell’allegato 8 al DPCM dell’11 giugno, nel quale si invita a “mantenere quanto più possibile il distanziamento fisico di almeno un metro dalle altre persone, seppur con i limiti di applicabilità per le caratteristiche evolutive degli utenti e le metodologie educative di un contesto estremamente dinamico”. Ogni educatore può trovare in questa indicazione la bussola per orientare il proprio lavoro con i bambini della fascia 0-6: possiamo dire che implicitamente il legislatore ammette che, così come l’obbligo delle mascherine è sospeso per la fascia 0-6 anni, anche il distanziamento fisico resta un’indicazione, ma non una prescrizione assoluta con i bambini in età prescolare, i quali, per definizione, hanno caratteristiche evolutive che rendono per i più impossibile la comprensione del concetto di distanziamento e perciò ne precludono la sua applicabilità nei relativi contesti educativi. Ciò consente a tutti gli educatori dei nidi e della scuola dell’infanzia di non sentirsi “troppo intrappolati” da norme che, se prese alla lettera,  impedirebbero ogni forma di contatto tra bambini, anche all’interno dei gruppi “bolla”. Educatori e docenti della fascia 0-6 possono perciò mostrare una flessibilità di fronte a norme che in questa fascia d’età non precludono in modo assoluto il contatto tra bambini e tra bambini e adulti. Cosa che tra l’altro rappresenta anche una tutela del diritto che i bambini hanno di socializzare in un contesto che ne sa leggere i bisogni e sa evitare estremizzazioni che possono rivelarsi addirittura controproducenti.
Del resto, di fronte alla deprivazione che i bambini hanno vissuto durante il lockdown, non possiamo sottrarci al compito insito nel nostro ruolo che ci chiede di sostenere la crescita in modo adeguato in questo tempo così complesso e così diverso che ha impattato in modo potente la nostra vita e la nostra società, generando non poche fatiche tra i più piccoli.
E’ questa la sfida che ci attende nei prossimi mesi. Dovremo, in un modo o nell’altro, cercare di vincerla.

pubblicato da Annamaria Gatti
foto da Alberto Pellai Facebook


sabato 13 giugno 2020

Crisanti: «I bambini quelli meno a rischio. Riapriamo le scuole, senza barriere»

Coronavirus, virologo Crisanti: «È follia dire che non c'è più»


Crisanti: «I bambini quelli meno a rischio. Riapriamo le scuole, senza barriere»

Vogliamo provare ad ascoltare  una voce autorevolissima per ripartire in sicurezza sanitaria e psicologica.
Crisanti: «I bambini quelli meno a rischio. Riapriamo le scuole, senza barriere»
Vogliamo ascoltare le parole di chi ha salvato il Veneto dal COVID19 e provare a percorrere strade ragionevolmente e pedagogicamente sicure.
«Una certezza c’è: i bambini sono molto più resistenti al virus rispetto agli adolescenti e agli adulti. Se si possono fare le elezioni, che problema ci può essere con le lezioni?! Sono certo più rischiose per il contagio»

Sgombra subito il campo e spiega che quello che sta esponendo è il suo punto di vista da scienziato, ma non sono linee guida: «Non mi permetterei mai», chiarisce il virologo Andrea Crisanti. E' ospite in sala giunta del vice sindaco, Arturo Lorenzoni, dell' assessore Cristina Piva e Francesca Benciolini e alcuni consiglieri comunali. Il tema dell'incontro è il ritorno a scuola, con particolare attenzione per i bambini più piccoli. «Partiamo da una certezza, i bambini sono molto più resistenti al virus rispetto agli adulti. Rispetto agli adolescenti il discorso è un po’ diverso, dai quattordici anni in poi». 
Bambini: i consigli dei pediatri per il ritorno a scuola - Tgcom24Per gestire il ritorno a scuola, fa intendere il professore, bisogna partire da quelli che sono i dati scientifici raccolti e a questi applicare senso pratico e buonsenso: «La sicurezza aumenta anche con i ricambi d’aria, ma questo vale non solo per il Covid. Ripristinare dei concetti che c’erano già quando andavo io a scuola, è una opportunità per ribadire quali buone pratiche hanno efficacia anche contro altre malattie: arieggiare il più possibile, pulire a fondo sempre e costantemente aule, bagni e tutti gli spazi degli istituti. Comprese maniglie e tutto ciò che si tocca. Quando parliamo di bambini è decisivo perché si sa, è molto difficile arginarne i comportamenti spontanei e non è neanche giusto».
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Il Plexiglas e le barriere paventate da mettere nelle aule sono invece una soluzione che giudica non solo inutile ma deleteria: «Impediscono il ricambio d'aria, il contrario di quanto invece indica la comunità scientifica. Parliamoci chiaro, che logica c'è nel riaprire le discoteche e magari gli stadi se poi teniamo chiuse le scuole?». Il concetto lo ribadisce più volte. I bambini sono i meno a rischio, perché impedire loro didattica e socialità? «I bambini sono molto più resistenti, solo in rari casi si ammalano. Non sappiamo il perché ma sappiamo che sono quelli meno a rischio. Poi certo, ci sono anche casi di bambini più vulnerabili alle malattie e per quelli bisognerà attenzioni in più».

Ritorno della pandemia?

Il professor Andrea Crisanti, dopo l'incontro è atteso a Vo'. La rivista scientifica Nature la prossima settimana pubblicherà il lavoro fatto presso la piccola comunità dei colli, prima con la chiusura e poi con le varie fasi di test che ha permesso di tracciare un profilo del virus e della sua diffusione. Inevitabile la domanda su cosa ci aspetta il prossimo autunno/inverno: «Anche se è sempre difficile fare previsioni, è possibile che si verifichino dei piccoli focolai e di conseguenza delle micro zone rosse. Ma non chiusure o lockdown come quelle che abbiamo vissuto i mesi scorsi», spiega. 
«Per questo ci vorrà gran senso di responsabilità. Mi riferisco soprattutto agli adulti: sintomi febbrili, persone infettate con cui si entra a contatto. Bisogna essere prudenti, non si va a scuola se ci sono queste condizioni. Anche questo è un principio che va al di là del Covid, dovrebbe valere sempre, al pari di lavare e tenere igienizzato tutto». 

Elezioni

All'uscita della conferenza, alla quale erano in tanti collegati, tra giornalisti e dirigenti scolastici, al virologo è stato chiesto un parere sulla data delle elezioni: «Sono certo più veicolo di contagio le elezioni che le lezioni. Per questo non c'è logica nell'impedire ai bambini di andare a scuola». Non saranno linee guida, ma le parole del Professore come sempre avranno una eco che per forza condizionerà la discussione sulle decisioni da prendere. La palla, ora, passa alla politica. 


Potrebbe interessarti: http://www.padovaoggi.it/attualita/crisanti-riapriamo-scuole-senza-barriere-plexiglas-deleterio-padova-12-giugno-2020.html?fbclid=IwAR2AKL5lZsyTfoMW9HWv9kE-aSx_CD_kRbweI-Ud_Opj5VP9SrYsyBmyTto
pubblicato da Annamaria Gatti
foto da Il Messaggero

venerdì 12 giugno 2020

Daniela Lucangeli: emozioni nel tempo incerto

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La professoressa Lucangeli ha offerto in questo tempo occasioni di supporto delle varie figure  educative, soprattutto genitori e insegnanti.
In un appuntamento recente conversa, come lei sa fare con grande empatia e autorevolezza, sulle emozioni che ci hanno caratterizzato e ci accompagnano in questo tempo.

E' stato ed è un momento difficile, per noi e loro i bimbi, un tempo di paura e allarme, anche di rabbia ed emozioni forti, ma è giugno, possiamo farcela, possiamo rimettere in circuito emozioni positive che ci fanno star bene:
  • tutti abbiamo bisogno ora di un pensiero nuovo che ci consenta di far vivere ai bambini la vicinanza:  io sono tuo alleato, non giudice NON TI LASCIO,  TU  MI  SEI MANCATO TANTO.
  • l'importante è quello che vivono e sentono e che possano esprimerlo, 
  • Il pensiero nuovo è una  nuova interpretazione educativa anche delle norme: QUESTO TI PROTEGGE, NON TI LIMITA MA TI AIUTA,   allora capiscono e si rassicurano e accettano ciò che NON è IMPEDIMENTO O LIMITE MA AIUTO A PROTEGGERTI.
  • Se manifestiamo le nostre emozioni,   la connessione con il loro animo regge: diciamo la loro piacevolezza, competenza, positività, abilità, comprensione, empatia, aiuto... lasciamo i rimproveri, le osservazioni umilianti, svalorizzanti.
  • E' la voce e lo sguardo, il tono il gesto che comunicano  queste emozioni, (anche con mascherina i bambini sentono e vivono le sensazioni) per ammorbidire le tensioni e accendere gli interruttori del benessere

Per ascoltarla:
https://www.facebook.com/visitfeltre/videos/785701931966010/UzpfSTE1NzIwMzMxMTE6Vks6MzMxNTc1NDg0MTc2ODg0Ng/


Segnalazione: servizio gratuito di MIND4CHILDREN per il supporto e accompagnamento educativo alle famiglie.
Scrivere a sos.emozioni.m4c@gmail.com vi risponderanno i nostri esperti.


Pubblicato da Annamaria Gatti,



foto dalla pagina facebook di Daniela Lucangeli

lunedì 1 giugno 2020

Come aiutare mio figlio in questo tempo?

La dott.ssa Maria Caccetta nell'agevole articolo "Come crescere bambini resilienti in tempo di pandemia" (Erickson-articoli), ci propone alcune prassi utili  da cui riprendo alcuni suggerimenti pratici. Anche in questo tempo di ripresa valgono queste indicazioni, unite a tante altre scelte valoriali che caratterizzano il rapporto educativo.

Promuovi il reciproco aiuto

I bambini hanno spesso l'idea che è coraggioso chi sa fare da se. È invece molto importante valorizzare “chi chiede aiuto”. Bisogna rimandare loro che essere coraggiosi è anche saper chiedere aiuto quando si ha una necessità, quando ci si sente tristi, quando si ha paura di non farcela, quando si ha bisogno di aiuto per completare un attività. Questo i bambini lo capiranno se i genitori per primi mostrano di saper chiedere aiuto quando hanno necessità.

Coinvolgili nella risoluzioni di problemi

Spesso il genitore è tentato a offrire soluzioni quando i figli presentano problemi, è invece importante porgli delle domande “come pensi si possa fare? ti viene in mente qualche altra soluzione? pensiamoci” . È necessario stimolare il bambino a produrre soluzioni e a valutare i pro e i contro di ognuno. Coinvolgere i tuoi figli nella soluzioni di problemi potenzia la capacità di pensiero critico, le capacità di pianificazione e rafforza la loro abilità di problem solving.

Promuovi lo sviluppo di competenze

La competenza descrive la sensazione di sapere che è possibile gestire una situazione in modo efficace. Aiuta i tuoi figli a concentrarsi sui punti di forza individuali; autorizzali a prendere decisioni.

Offri loro l’occasione di aiutare gli altri

Dall’apparecchiare la tavola, all’aiutare la nonna, a confortare il fratellino che si e fatto male, ad aiutare un compagno a completare dei compiti: insegnare a bambini e ragazzi a prendersi cura e ad aiutare gli altri permette lo sviluppo di competenze prosociali, promuove lo autostima e lo sviluppo dell'intelligenza emotiva.

Incoraggia pratiche di Mindfulness

La mindfulness è una pratica di consapevolezza, caratterizzata dal focalizzarsi sul momento presente. Chiedere ai bambini, ad esempio, di concentrarsi su ciò che possono vedere, sentire, annusare, toccare e persino gustare in quel momento, imparare a fare spazio alle emozioni, anche quelle percepite come spiacevoli, imparare a connettersi con ciò che sta accadendo nel qui e nell’ora piuttosto che pensare al futuro, è un ottimo modo per ridurre lo stress.
Bambini e ragazzi hanno straordinarie capacità di rispondere a situazione di difficoltà e ce lo stanno dimostrando in questa Pandemia.
È però fondamentale per salvaguardare il loro benessere, farli sentire al sicuro, validare le loro emozioni, mostrare un atteggiamento ottimistico, mantenere routine sane, gestire il loro comportamento con una disciplina positiva, controllare la propria reattività emotiva, per evitare che normali discussioni diventino lotte di potere, o preoccupazioni diventino catastrofiche previsioni.

vedi anche :

http://attentiaibambini.blogspot.com/2015/06/educare-i-bambini-alla-resilienza-e.html

etichette Autostima, Autonomia

pubblicato da Annamaria Gatti
foto A. G.