Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

venerdì 29 maggio 2020

Speranza e scuola, prima e dopo la covid


A questo link  uno dei recenti " mercoledì" della professoressa Daniela Lucangeli che commento brevemente.
https://www.facebook.com/danielalucangeliofficial/videos/3189082694455863/

Dopo la sospensione della scuola in presenza, una ricerca dello staff della  prof.ssa Lucangeli rileva che la scuola, prima percepita come luogo dove si impara, ora viene sentita dai bambini  come "la maestra e i compagni", segno di un salto qualitativo impressionante.

Anche studenti della maturità, con un interessante funzionale  questionario, scelgono di definire  la scuola come  "una collettività in reciprocità".

Se il Maestro Bosso in uno degli  ultimi messaggi si augurava che ci riprendessimo  la speranza partecipando attivamente alla rinascita, ecco, questo domani pieno di sole può essere realmente vissuto, con impegno e responsabilità, con l'esempio. 

Vissuto, non sognato solo o ipotizzato o ...stigmatizzato. 

Preferisco  questo alto messaggio ad  alcune  voci  che declinano un futuro troppo negativo e che rischiano di non sostenere fiducia e resilienza. 

pubblicato da Annamaria Gatti
foto di A. Gatti

martedì 26 maggio 2020

Alleanze forti per riaprire la scuola

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La scuola  è in grande sofferenza 
e guarda al futuro con apprensione.
Le sofferenze dei bambini, dei ragazzi,  delle famiglie e degli insegnanti troveranno cura nella risposta delle alleanze.

Subito, prima che sia troppo tardi, con una progettualità pedagogica oltre che sanitaria, soprattutto pedagogica.
Si stanno creando da alcuni giorni  attorno al mondo della scuola, tavoli di concertazione, soprattutto nelle grandi città , ma speriamo ovunque, anzi ne siamo certi.

Va cercata e consolidata questa alleanza,  coinvolgendo dirigenti scolastici,  amministratori, istituzioni,  parrocchie, associazioni educative e sportive. 

Già  si leggono  comunicati  di disponibilità: cogliamo il positivo o perderemo i bambini. Cominciamo, insieme, sollecitando e accompagnando le persone che si offrono. 

Questo è un lavoro grande, forse faticoso e molto concreto. 
Anche questo costruisce la speranza, e incrocerà gli sguardi dei bambini!

Pubblicato da Annamaria Gatti
foto: fonte Città Nuova

mercoledì 20 maggio 2020

Didattica di vicinanza e ...voti!


Gentile Ministro,  no, non chieda di dare voti ai bambini in questo secondo quadrimestre. E' un segnale confuso.
Così non è possibile creare amore per la scuola e per l'educazione.
Lo scrivo con rispetto e pazienza, e un po' di incoscienza. Ma questo periodo ci permette di guardare un po' più in là... se non lo avessimo mai fatto. Sono perfettamente cosciente che questo post non le giungerà di certo, altre autorevoli  voci indipendenti stanno mandando segnali chiari! Ma interpreto lo scoramento di molti increduli per l'altalenarsi di messaggi alla ricerca della via migliore. Migliore appunto.

Era il 1975, noi insegnanti allora avevamo scelto di non dare voti, ma valutazioni discorsive e puntuali, per qualificare il dialogo con le famiglie e per sperimentare una scuola più giusta e vera, accanto ai bambini. Con rigore e con passione. Con impegno e con gioia.

Chiedere di dare voti in questo tempo di conflitto e di fatica, mi pare proprio non sia un provvedimento che qualifichi la nostra bella scuola... Bella sì, perché fatta dalla bellezza che ci siamo trovati indegnamente fra le mani: i bambini. Di questa bellezza dovremo rispondere. Tutti, amministratori, istituzioni, dirigenti, insegnanti e genitori.

Non è per me e per tanti altri che leggo e ascolto, una scelta utile e opportuna. Gli insegnanti, categoria che amo e ho amato perchè nella scuola sono stata per 42 anni come insegnante, faranno il possibile, quel che saranno in grado di fare, con l'aiuto o meno di dirigenti e  di collegi più o meno illuminati.

Resterà il sapore buono di chi avrà fatto bene, di chi avrà curato la relazione, l'ascolto, cercato l'alleanza educativa dietro un monitor, dietro un sospiro. Resterà l'amaro di chi ha frettolosamente caricato video e schede, senza ascoltarle le parole dei bambini, il cuore... E sarà spento e svuotato pure lui in questi giorni sospesi.

Lei chiede agli insegnanti di fare i giudici, ora, ma  i bambini di questo certo non han bisogno. Di serietà e rigore sì, ma non di voti. 
Molte  le voci autorevoli,  che in queste settimane  avvisano, sostengono, spronano a passi decisi ma attenti, dalla parte dei bambini.

Una maestra ha coniato un nuovo acronimo     DDV
                                                       DIDATTICA DI VICINANZA
Vicinanza ai bambini, alle famiglie provate, a quelle responsabili e a quelle irresponsabili e  che la scuola ha perso. Non certo vicinanza  fisica, che le regole vanno osservate! Ma una vicinanza diversa, vera, quella che anche i docenti si aspettano, spesso soli a camminare.

Non faccia l'errore signora Ministro, di incrinare le fatiche fatte e  l'entusiasmo raccolto e  coltivato con caparbietà, di soffocare la scuola, con i voti...  Mi permetto... Difenda i bambini, sostenga i dirigenti scolastici e i docenti, venga nelle scuole e valuti lei il da farsi, ascolti tutti quelli che può ascoltare, stia vicino alla scuola.
                                                                                           Una nonna e altro


pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

illustrazione di E. Moretti da "Ebo elefantino trombettiere", Città Nuova aprile 2020

lunedì 18 maggio 2020

Il covid-19 ha colpito invano?

Pubblico convinta  "il punto"  (Città Nuova Maggio 2020) di Aurora Nicosia, direttrice del periodico Città Nuova  realtà editoriale da cui nasce questo blog INFANZIA e che ospita mie collaborazioni da un paio di decenni. 
Il blog non è direttamente presente nella pagina on line della rivista, ma viene fruito allo stesso link.
Il punto a cura della direttrice è sempre molto coinvolgente, lucido e di grande chiarezza e attualità. Qui Aurora Nicosia risponde a una domanda che tutti noi ci facciamo in questo tempo difficile, che ha bisogno di persone presenti e tenaci, in cui tutti fanno la propria parte con generosità e responsabilità
             Il covid-19 ha colpito invano?
                         Non ci si salva da soli
Diciamocelo pure, insieme alle numerose incognite e ai tanti timori di quella che chiamiamo la fase 2 del Covid-19, c’è un grande punto di domanda di fondo: tornerà tutto come prima? Non ci riferiamo alla ripresa di una normalità di vita, che è l’auspicio di tutti (anche se del tutto “normale” è improbabile che sia), da mettere in atto con prudenza, seguendo i consigli della comunità scientifica e le direttive dei governi. Stiamo parlando delle tante “lezioni” che il minuscolo esserino, che ha messo il mondo in ginocchio, ha elargito dall’alto della sua cattedra invisibile e che rischiano di essere sepolte insieme alle tante vittime del contagio, il peggior modo di ricordarle!
Siamo usciti allo scoperto, singoli e comunità, Stati e organismi sovranazionali, con vergogna in tanti casi, con umile presa di coscienza in altri. Nel male, come nel bene.
Abbiamo pianto migliaia di anziani che hanno pagato il prezzo più alto dell’italica… distrazione. Sono emerse le ottusità politiche ultradecennali dei governi che, a destra come a sinistra, hanno tagliato su scuola e sanità, non hanno mai investito sulla famiglia, si sono rassegnati sul fatto che l’Italia – Nord e Sud – procedesse a due velocità. E, lasciatemelo dire, abbiamo dovuto registrare l’ennesima dimostrazione di mancanza di senso di responsabilità di tanti nostri politici dai quali ci saremmo aspettati, almeno di fronte a questa tragedia mondiale, una prova di maturità.
Ancora, questa pandemia ha messo a nudo le relazioni all’interno dell’Unione europea, i cui governi nazionali hanno sfoderato quell’egoismo che ha fatto temere il tramonto definitivo del sogno europeo facendogli assumere i contorni di un’utopia. Che dire, poi, delle relazioni internazionali su scala globale coi Paesi più poveri della cui situazione neanche si parla sui principali media!
Il pianeta nel frattempo ha ringraziato. L’abbiamo lasciato respirare e adesso, che tanti di noi hanno capito cosa voglia dire avere i polmoni in debito di ossigeno, vorremmo non mandarlo in terapia intensiva. Abbiamo frenato la corsa pazza delle nostre giornate, ci siamo accorti di quanto importanti siano le relazioni interpersonali, i rapporti intergenerazionali. Ci siamo resi conto che nessuno si salva da solo, ma che stare attenti all’altro è importante per la sopravvivenza di tutti. A volte, proprio da chi avrebbe meno mezzi (vedi i medici albanesi e cubani) abbiamo ricevuto la più grande solidarietà concreta.
Il dramma economico nel quale sono precipitate tante, troppe famiglie, ci ha portato a riflettere sull’urgenza non più rinviabile di un nuovo modello sociale.
E qui torno alla domanda iniziale: la storia, quella dei giorni che stiamo vivendo, riuscirà ad insegnarci qualcosa o anche questa volta sarà stato tutto inutile? Nessuno si senta escluso da questa responsabilità!

Pubblicato da Annamaria Gatti

sabato 16 maggio 2020

Educazione emotiva, perchè è importante

Educazione emotiva

Propongo volentieri  un lineare intervento della dott.ssa Marta Rizzi, psicologa, pubblicato sul sito https://percorsiformativi06.it/, che si occupa di formazione  e cultura per operatori dell'infanzia

Quando si pensa alle emozioni si pensa sempre a qualcosa di viscerale, di istintivo, di travolgente, di difficile gestione, che parte dalla pancia e che è capace di travolgerci e sopraffare. Da questa falsa credenza deriva la convinzione che le emozioni possono essere pericolose e per questo devono essere tenute alla larga il più possibile.

Le emozioni, però, fanno parte di noi, determinano e accompagnano ogni gesto e pensiero della nostra giornata, sono strumenti indispensabili per relazionarci con il mondo e con gli altri, contribuiscono a connotare la nostra identità, guidano i nostri pensieri ed azioni. Diventa essenziale per cui comprenderle, conoscerle, accettarle e imparare a gestirle piuttosto che negarle, reprimerle e far finta che non ci siano.
In una società come la nostra che è improntata al fare e che si interfaccia sempre di più con gli altri attraverso uno schermo venendo meno il contatto e rispecchiamento emotivo, è indispensabile ridare uno spazio al dialogo con le emozioni, al come ci si sente e al cosa si prova. In altre parole è doveroso fornire (e ricevere) una buona educazione emotiva. Le emozioni non si insegnano, tutti nasciamo dotati della capacità di emozionarci. La competenza emotiva, invece, non è innata, si acquisisce attraverso le esperienze, le relazioni e l’ascolto di sé e improntare il proprio sistema educativo dando spazio alle emozioni equivarrà a fare un dono senza eguali ai bambini con cui ci si relaziona.
Un bambino che ha ricevuto una buona educazione emotiva, ovvero a cui è stata concessa l’espressione e la validazione di ogni emozione ed a cui è stato insegnato a manifestarle in modo costruttivo, senza comportamenti esagerati o distruttivi, infatti, sarà un bambino che trarrà molteplici benefici:
  • Acquisirà una maggiore consapevolezza di sé: saprà riconoscere i propri stati emotivi, non si sentirà inadeguato,
  • Avrà una buona autostima e fiducia in sé: riuscirà ad avere un’immagine di sé coerente ed equilibrata, riuscirà ad accettare i suoi punti di forza e le sue fragilità, saprà rendere forti le proprie debolezze;
  • Avrà maggior controllo di sé: saprà gestire in modo funzionale l’attivazione di qualsiasi emozione, si sentirà più sicuro delle proprie capacità e potrà, nei diversi contesti relazionali in cui si troverà, controllare l’impulsività, l’aggressività, il senso di inadeguatezza e l’ansia;
  • Svilupperà l’empatia: riuscirà a mettersi nei panni dell’altro, comprenderà o ipotizzerà quello che gli altri potranno provare, instaurando relazioni profonde e significative, essendo un punto di riferimento stabile;
  • Avrà ottime abilità sociali: sarà capace di comunicare, interagire e risolvere i conflitti con gli altri, saprà esprimere il proprio punto di vista, i propri bisogni, sarà in grado di gestire le critiche e non si sottometterà ad atti di prepotenza, quali il bullismo.
Ma come poter fare?
Le neuroscienze ci dimostrano come le emozioni, in parole semplici, “non siano altro” che il prodotto dell’attivazione di diverse aree cerebrali e della produzione di diversi ormoni e/o neurotrasmettitori. Si tratta di reazioni, di input che il nostro cervello riceve ed a cui risponde, che ci guidano nel relazionarci con gli altri e il mondo circostante e che determinano come comportarci in una determinata situazione. Il cervello del bambino, però, è immaturo ed in continua evoluzione: necessita di svilupparsi per poter riuscire a regolare le emozioni che lo abitano. Per questo diventa indispensabile che l’adulto diventi il suo regolatore esterno, perché lui non è ancora in grado di farlo da solo.
Il ruolo dell’adulto è quello di accogliere, legittimare e rispecchiare i vissuti dei bambini affinchè imparino gradualmente a gestire le proprie emozioni.
Le accortezze che un adulto può tenere a mente per poter essere un buon etero-regolatore sono:
  • Accogliere le emozioni del bambino: ascoltare, entrare in sintonia con lui, senza reprimere, banalizzare, sminuire o svalutare alcuna emozione;
  • Accettare e convalidare l’emozione verbalizzando e denominando ogni sensazione e passaggio:
    • Si accetta ciò che prova il bambino, non si tenta di cambiargli il suo stato emotivo, il suo umore: egli ha il diritto di sentirsi come si sente. Frasi come “non c’è bisogno di piangere”, “ non devi essere arrabbiato”, “non serve a nulla stare così” sono svalutanti e andrebbero evitate;
    • Si fa da specchio emotivo, ovvero gli si rimandano possibili letture del suo stato d’animo che lo aiutino a sentirsi compreso e capito: “sembri tanto arrabbiato”, “hai ragione a sentirti così”, “lo sai che è capitato anche a me”, “se fosse successo a me, mi sarei sentito tanto triste, è quello che provi anche tu?”;
    • Si arricchisce il suo lessico emotivo: introdurre sfumature emotive, differenziando le intensità e individuando cosa è per esempio fastidio da rabbia a ira aiuterà il bambino ad acquisire una terminologia ampia per tradurre efficacemente tutte le sensazioni che prova.
  • Mantenere, quando possibile, un contatto con lui: contenerlo fisicamente, non avere paura delle sue reazioni lo aiuterà a sentirsi meno spaventoso, meno pericoloso.

L’analfabetismo emozionale rappresenta un fattore di rischio, vale la pena imparare a gestire la potenza delle emozioni e non aver paura delle proprie reazioni.
Da queste considerazioni, è nata l’idea di creare uno spazio dedicato ai caregiver (genitori, educatori, tate, nonni, zii) ed ai bambini per imparare a conoscere il magico e potente mondo delle emozioni, per comprenderle, accettarle e acquisire gli strumenti necessari per gestirle: eMotivaMenti (pagina FB e IG) gestito da due psicologhe e psicoterapeute (Marta Rizzi e Alessandra Crema) propone video, attività, consigli di lettura rivolti a grandi e piccini con questa finalità.
Speriamo vi sarà utile!

mercoledì 13 maggio 2020

Bambino impulsivo: come intervenire?

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I tempi sono duri e l'incertezza delle condizioni legate al contrasto della pandemia segnano pesantemente i bambini.
Tutti. 
Qualcuno più di altri e lo vediamo.

Ai genitori è chiesto molto in termini di impegno e di controllo della situazione. Facciamo il possibile e sapendo che è un tempo di emergenza, particolare, che si allunga nelle settimane e che deve vederci attenti, capaci di coraggio e di pazienza, di creatività e di ...perdono. 
E' un tempo che insegna molto della vita anche ai bambini, che ci guardano, comprendono e vivono con altre misure. 

Sappiamo quanto la scuola ci coinvolga e ci responsabilizzi. I genitori sono diventati insegnanti dei loro figli, spesso controvoglia, senza sentirsi in grado di gestire tutto questo, poi l'amore e la voglia di farcela magari ha prevalso. Qualche giorno ha vinto lo scoraggiamento, soprattutto se si vive la solitudine.
Sono vicina ai genitori, che rimando ai post loro dedicati di recente a questa emergenza. 

Ripropongo, su richiesta, questo post per rispondere ad alcune domande affini al tema. Comportamenti provocatori e complessi emergono con più frequenza da alcune settimane, visto il protrarsi delle restrizioni che impediscono le relazioni, i contatti, gli spostamenti e  la frequenza scolastica.
Siamo consapevoli che è necessario tenere presente che la difficoltà è massima e che va vista con lungimiranza: stiamo sul compito, non ci allarmiamo, mettiamo in atto le strategie che hanno avuto riscontri positivi. E abbiamo cura di noi.


I genitori di un ipotetico "Marco" chiedono come interagire con un bambino impulsivo, ma con molte  altre caratteristiche positive  dello sviluppo socio-affettivo e intellettivo.
Il problema che lo definisce è l'impulsività verso il fratellino piccolissimo, di undici mesi, che comincia a camminare e a interagire direttamente, con più efficacia, suscitando moti di stizza e di insofferenza da parte di Marco e modiche aggressioni che provocano pianti e urla e  qualche reazione ...decisa, ma senza risultati, da parte genitoriale.

Come leggere questi segnali in questo momento particolare e che fare?
Analisi della situazione:

  • Marco ha accolto abbastanza bene il fratellino, gli è affezionato.
  • Qualche volta vorrebbe riportarlo indietro da dove è venuto: 
  • è comprensibile quando piange, succhia per ore dalla mamma, non fa dormire i familiari 
  • che guardano con occhiaie evidenti...il "povero" Marco che deve comunque andare alla scuola dell'infanzia ogni mattina, mentre il fortunato poppante resta con mamma a casa.
  • Però non sono  assolutamente compatibili con il tutto le aggressioni che Marco, ormai cinquenne d'assalto, generosamente affibbia al fratellino, per altro non molto robusto, mettendolo in pericolo.
Come leggere questi fatti?
  • Inoltre Marco fa i conti con lo sguardo atterrito di mamma, papà e parenti che devono avere un paio di occhi in più  puntati sul maggiore dei due, per prevenire il peggio.
  • Questo lo abbatte parecchio e non sa proprio con chi  prendersela, perchè lui ama il fratellino e non vorrebbe fargli del male, assolutamente! 
  • Ma poi gli "scappa" e si intristisce, sfogando, in altro modo inaccettabile, questa sensazione di inadeguatezza e di giudizio.
  • Inoltre fa  anche  l'esperienza della punizione di qualcosa che sì comprende sia da evitare,  ma non sa come e non sa neppure come esprimere il suo disagio di sentirsi "cattivo".
Quindi...
Non ci scandalizziamo se questa parte del comportamento non la regola ancora, non abbiamo la pretesa che lo faccia, riflettiamo, è un bambino e noi lo aiutiamo.
Marco ha tante competenze e questa gestione ancora la deve sviluppare... per questo è la parte fragile del bambino che chiede aiuto all'adulto, chiede al genitore di fare contenimento per difendere se stesso e il fratellino. Intervento che va condotto autorevolmente,  parlando con calma, richiamandolo alla capacità di fermarsi in tempo, di dosare la forza nell'agito, riconfermando sempre un "ce la farai lo so, ne sono certo, non ti preoccupare, tu ascoltami!"

Anche usando il comando interno può servire, dicendo noi, come fossimo Marco: "io ora mi fermo-faccio le cose leggere perchè so che può farsi male se lo schiaccio- se lo stringo- se lo spingo- io non lo schiaccio-io non lo spingo--se si fa male io sono triste e se si fa tanto male io sono tanto triste..."
Si usano interventi decisi rispettosi del bambino, da cui Marco esce compreso, guidato e  confortato,  perchè sa che ce la farà con l'aiuto, senza sentirsi non buono, inadeguato o incapace.
Si sente invece in cammino per imparare a stare bene. E anche i genitori stanno meglio.
Buon cammino anche ai voi genitori!




pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto da fotocommunity

lunedì 4 maggio 2020

Chissà se diranno di noi che siamo stati capaci di salvare l'umanità... a liberarla dall'avarizia...


Ora di futuro, cosa chiedono i nostri figli per il loro domani
Su Madre di maggio, un intervento autorevole e di grande impronta. Come sempre, da Elvira Zaccagnino direttrice de La Meridiana, editrice di coraggiose pagine. Un grande grazie!
pubblicato da Annamaria Gatti
foto da blogmamma.it

L'immagine può contenere: Elvira Zaccagnino, testo

sabato 2 maggio 2020

                   L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi e spazio all'aperto


Sete di gioco, di incontro, di litigio e di pace, sete di vita, sete di brezza che rubi il sorriso. 
Una poesia dell'autrice Franca Perini. Che ringrazio di cuore e abbraccio. Una foto emozionante per lei,  per diversi motivi.



GIOCO

Diritto al gioco

che duri poco o tanto

che sia lento o veloce.

Di mano di ginocchio

di piede d'occhio o voce.

Lanciato a perdifiato

o coccolato in grembo.

Gioco diritto

e corto lungo o sghembo.

Gioco pensato

e allegro o buffo o serio.

Diritto al gioco

diritto al desiderio.

                                            Franca Perini


pubblicato da Annamaria Gatti
Fotografia di Massimo Sappia