Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

sabato 26 ottobre 2019

Come parlare ai bambini perchè ti ascoltino, come ascoltare perchè ti parlino. Due Bestseller



Non ritengo siano davvero una bibbia per genitori, ma indubbiamente confrontarsi con il volume qui sotto è uno dei tempi  fra quelli ben spesi per un genitore. Troverete suggerimenti e applicazioni che rimandano ad altri autori e a strategie già sperimentate, ma in complesso ritengo sia un utile strumento.
Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino

In densi, ma agili  capitoli, accompagnati da fumetti esplicativi, le due  autrici statunitensi, ci convincono che alcune teorie dello psicologo loro maestro, Haim Ginott,  praticate da loro stesse con i figli poi nel quotidiano, danno frutti sperati e soddisfacenti.
Poi chiaramente tutto va individualizzato e mediato da contributi paralleli. Dalla nostra non vi sono, a mia conoscenza, gruppi di lavoro e sperimentazione di queste teorie o applicazioni di questi libri di indubbio successo anche in Italia, pubblicati in Italia  dal 2015. 
Alcuni flash, esempi utili a conoscere sinteticamente il contenuto almeno del primo lavoro, che getta le basi poi per la seconda uscita,  rivolta ai ragazzi.

  • Aiutare i bambini a gestire i loro sentimenti. Le risposte impulsive spesso compromettono le relazioni e danno disagio e sofferenza: ascoltateli in silenzio,  riconoscete i loro sentimenti, definite i sentimenti (sembra molto fastidiosa questa tua esperienza..  ., questo fatto ti ha ferito molto...) e certe azioni vanno limitate (capisco che sei molto arrabbiato, digli quello che pensi a parole, non con i pugni..)

  • Favorire la collaborazione del bambino. Valorizzare efficacemente non è sempre facile e automatico, interventi superficiali scoraggiano e rendono inutili gli sforzi : riportate la situazione oggettiva, (es. non si riesce a entrare nello studio...) usate una parola sola ( es. lo studio!), esprimete i sentimenti che provate voi all'accaduto... (mi sconforta entrare in studio e non poter prendere il libro per il disordine) rendete piuttosto oggettivo il fatto (es. questo disordine impedisce l'uso dello studio agli altri)

  • In alternativa alle punizioni. I castighi sono davvero utili, ottengono nel lungo periodo risultati o rischiano di umiliare senza far crescere? Esprimete con forza i nostri sentimenti senza umiliare (mi dispiace tantissimo vedere la bici nuova sotto la pioggia) dichiarate le aspettative (mi aspetto che la bici nuova sia messa al riparo) mostrate come rimediare, proponete un' alternativa, trovate insieme una soluzione al fatto.

  • Promuovere l'autonomia diventa un bell'esercizio  per entrambi gli attori della relazione educativa e si collega all'aspetto della collaborazione : lasciate che provino a fare delle scelte, mostrate rispetto per i tentativi, non fate troppe domande, non date troppi consigli, non scoraggiateli, stimolateli a trovare anche fuori dalla famiglia soluzioni.

  • Promuovere l'autostima è vincente se accompagnato da incoraggiamento all'impegno per il superamento delle difficoltà, ogni punto interagisce quindi con gli altri di questo elenco: valorizzate quel che si vede, non genericamente con bravo! grande! ma descrivendo il fatto da valorizzare,  descrivete ciò che provate dopo aver constatato il fatto positivo

  • Liberare i bambini dai ruoli prefissati è creare fiducia, in un'ottica aperta e che aggiunge del nuovo rispetto all'immagini di sè : mostrate al bambino  una nuovo positiva immagine di sè, proponete situazioni in cui possano vedersi in modo differente, dite qualcosa di positivo  agli altri in modo che sentano anche loro, siate un modello di comportamento, ricordate quello che ha fatto o detto di positivo o valido,  confermate le vostre aspettative (es. questo comportamento mi dispiace, puoi essere arrabbiato,ma mi aspetto che tu perda sportivamente senza fare scene)
Evitare di far sentire colpevole un bambino per alcuni comportamenti,  ma aiutarlo a leggere i sentimenti che lo provocano aiuta a liberare risorse positive, e responsabili. Aiutarli a impegnarsi nell'autocontrollo, nella riflessione e favorire il suo esercizio, rende capaci di inaspettate risorse.

Pubblicato da Annamaria Gatti


Come parlare perché i ragazzi ti ascoltino e come ascoltare perché ti parlino - Adele Faber,Elaine Mazlish,K. A. Coe,C. Libero - ebook
                                                                                       

mercoledì 23 ottobre 2019

Alleanza educativa scuola - famiglia: una risorsa indispensabile. 2°

Immagine correlata
Avevamo presentato l'introduzione del capitolo riguardante le famiglie

Io amo la scuola
dal libro di A. Giarolo e A. Gatti
IO AMO LA SCUOLA 
Come insegnare e stare bene in classe 
Editrice La Meridiana



... creare alleanza educativa impone scelte di qualità e poi...

"Tutto torna a favore di tutti:

-          delle famiglie che avvertono la considerazione per il loro ruolo di genitori e non si sentono esclusi;
-          degli alunni che vivono la condivisione scuola-famiglia come un tutt’uno nel quale essi possono coltivare il loro mondo affettivo ricco di emozioni, sentimenti, fantasia e soprattutto di vita autentica e significativa;
-          dei docenti che possono vivere una dimensione lavorativa così importante in un quadro di serenità che può facilitare la complessità delle scelte.
Esperienza insegna che laddove vi è armonia e condivisione anche la professionalità si esprime al meglio. Ed è necessario che sia così, soprattutto nella variegata composizione del mondo scolastico che, sappiamo, riflette ampiamente le vicissitudini sociali e i cambiamenti turbolenti ai quali ognuno di noi è sottoposto, dentro e fuori le mura scolastiche.
E dentro la complessità merita un accenno anche la relazione con le famiglie degli alunni che di bisogni ne hanno di veramente speciali.

Nessuno vorrebbe mai misurarsi con il fallimento, meno che mai con quello dei propri figli, ed è su questo registro che il docente deve coltivare la relazione scuola-famiglia quando si trova di fronte a bisogni educativi speciali:
-          far sentire empaticamente la vicinanza della scuola al vissuto del genitore;
-          aiutare nell’accettazione della condizione di necessità e favorire la presa in carico;
-          esprimere solidarietà con la fatica e la sofferenza;
-          condividere un piano di azione dove le parti in causa sanno bene cosa fare ed eventualmente indirizzare verso altre fonti la ricerca di aiuto;
-          valutare in itinere il percorso mettendo in atto competenze trasversali per il raggiungimento degli obiettivi minimi previsti dal piano.

È molto importante per dei genitori che vivono l’esperienza della disabilità, sentirsi accolti sia nelle difficoltà che nella soddisfazione legata alle faticose conquiste, al superamento degli ostacoli, al raggiungimento di obiettivi insperati. I genitori di bambini con disabilità grave hanno bisogno di tutto il sostegno possibile nel tempo giusto: devono sentirsi abili e competenti per accompagnare i loro figli nel modo migliore. Gli educatori che si accostano a questi genitori non devono entrare in competizione affettiva con loro quanto piuttosto considerarli educatori insostituibili. La scuola, così come gli altri enti educativi, può farsi portatrice di una cultura di aiuto e comprensione che apra la strada ad un progetto di vita adeguato e coerente con le capacità, abilità, competenze del soggetto affetto da disabilità.

Le famiglie sono una risorsa: non è uno slogan ma una necessità della quale la scuola non può che cercare di sfruttarne, quotidianamente, le potenzialità."

Al prossimo appuntamento:  quali le frasi da non dire e quali quelle utili all'alleanza scuola-famiglia?




pubblicato da Annamaria Gatti
foto da zigzagmom

giovedì 17 ottobre 2019

Ma i giovani sono una minaccia? La risposta in un libro


 
Risultati immagini per alberto rossetti immaginiAlberto Rossetti
I GIOVANI NON SONO UNA MINACCIA
anche se fanno di tutto per sembrarlo
Città Nuova, Roma 2019
Recensione di Annamaria Gatti
                                      
Risultati immagini per immagini gen movimento focolari


Il libro dello psicologo e  psicoterapeuta Alberto Rossetti è un saggio agile e scandito in brevi capitoli, utile per chi voglia conoscere  più a fondo i giovani, guardando oltre.
Oltre i pregiudizi, le parole stanche e scontate, le preoccupazioni e le delusioni che accompagnano spesso i commenti riversati sull’universo giovanile.

Risultati immagini per immagini studentiConoscere è spesso la chiave per imparare ad amare quel che si ignora. E Rossetti ci aiuta a fare  proprio questo: conoscerli,  per amarli,  i nostri giovani. Per farlo non sciorina verità  e conoscenze, ma si innalza verso i ragazzi, e li incontra.

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I loro nomi, le storie e le  interviste dirette, con le risposte più immediate e acerbe, si intrecciano a riferimenti autorevoli di autori,  fatti e considerazioni a noi offerte con garbo, ma anche con grande realismo e tempismo.  I giovani oggi sono questo, che lo vogliamo o no, che ci facciano paura o no, che ci preoccupino o meno. 
Risultati immagini per immagini giovani

I ragazzi reclamano bisogno di  rispetto e di ascolto, quello vero che non giudichi e consigli o ordini. Manifestano l’urgenza di  sana autonomia, di  gestire le scelte potendo confrontarsi sì con adulti di riferimento, di esempi forti  e coerenti, ma capaci di debita distanza fisica ed emotiva. Insomma all'adulto viene richiesto di esserci con autorevolezza quanto basta, di accettare la novità e  il dialogo quanto è necessario e di tenere la classica porta aperta sempre.


Immagine correlataAnche se non è facile, perché “…i giovani fanno paura perché non stanno al loro posto” (dalla quarta di copertina). Ricchi di complessità e di slanci, di sogni e di progetti,  decisi e nello stesso tempo disorientati,  ma anche assetati di amore e di voglia di volare, ma anche di credere e di poter raccogliere l'invito all'indispensabile passaggio generazionale, che potrebbe, e dovrebbe, prevedere di  farsi carico del bene comune, con fantasia e determinazione. Un sogno realizzabile e condivisibile, se gli adulti ci sono, con la loro vita,  sul grave tema.

Non mi fanno paura i giovani, mi fanno paura gli adulti. C’è sempre - nel moralismo facile che ogni generazione, invecchiando, produce- un errore.” (dalla prefazione di Paolo Di Paolo)
Un libro dunque consigliato anche ai nonni? 
Certamente!                                  
L’autore, a cui ho posto il quesito, commenta che non servono nonni iper-tecnologici, ma nonni, magari chini su libri e giornali cartacei, appassionati del loro ruolo più che mai importante oggi. Capaci di  raccontare vite e vita vissuta, le ragioni dei sì e dei no, il valore dei sorrisi e dei pianti nostri e loro, dei giovani. Così  avranno la possibilità di generare e confermare valori, di donare il senso delle proprie radici, da custodire, perché…“Il futuro è una pagina bianca da scrivere: io sono pronto a scriverla, ma riconosco che mi serve una penna , un testimone” afferma un diciottenne intervistato. (pag.125)
E i ragazzi ringraziano.


pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto da sloweb.org-genrosso- telepace.it-corriere.it-vaticans news-barsantiedu.it

venerdì 11 ottobre 2019

Favola: Pino Pinguino... non temere, quando sarai pronto lo farai!

Non tutti arrivano a fare le stesse cose nello stesso tempo. 
Non siamo fatti tutti nello stesso modo.
Quando sarai pronto...  anche tu ti tufferai!




PINO PINGUINO 
Fonte: Città Nuova Ottobre 2019
testo di Annamaria Gatti
Illustrazione di Eleonora Moretti


Pino era nato  in una giornata luminosa,  nell’isola Sub-Antartica e i suoi genitori  erano molto orgogliosi del loro piccolo: dondolava con abilità,  scivolava con piacere ed emetteva i versi giusti. Era giunto così  il giorno della “partenza”, cioè  Pino doveva  tuffarsi nelle gelide acque lì vicine. Ma non ci riusciva proprio.

 “Figliolo, non avere paura, puoi farcela, fidati di noi” lo aveva rassicurato papà.

“PINO PAUROSO… PINO PAUROSO…” scandivano altri pulcini intorno a lui.

Ma il vecchio  saggio pinguino lo aveva difeso:  “Pino sa fare molte altre cose interessanti, zitti voi che tremate ad ogni colpo di vento!”
Comunque l’etichetta di  “pauroso”  gli era rimasta dentro e Pino aveva paura di essere davvero un fifone.
Così provava e riprovava, ma poi tornava indietro. Mamma e papà non si preoccupavano troppo, anche se mamma era talvolta un po’ pensierosa.
 Finchè un giorno…

Un giorno una grossa anatra, con voce nasale, gli si avvicinò e gli confidò:
Anch’io avevo paura di nuotare, Pino. Non siamo tutti  fatti allo stesso modo.”
Pino, alzando al cielo il becco appuntito,  voleva  saperne di più, ma dondolando l’anatra si era già allontanata.
NON SIAMO FATTI TUTTI ALLO STESSO MODO” si ripeteva Pino,  scivolando allegramente a pancia in giù sul ghiaccio.

“Ehi, Pino, sei proprio abile negli scivoloni,” aveva osservato con una bella risata il Gran Pinguino, ”non hai paura?”
“Nossignore.”
“Allora non sei pauroso,  e ho capito:  quando sarai pronto ti tufferai.
QUANDO SARAI PRONTO, QUANDO SARAI PRONTO… si ripeteva Pino scivolando ancora e ridendo a più non posso. Tutti lo guardavano curiosi!

Poi  venne QUEL  giorno.
“Oggi mi sento pronto,” si disse Pino.
Osservò il mare,  si accertò di  non fare brutti incontri e partì per le onde dell’Oceano Atlantico.
Si tuffò: le penne impermeabili lo difesero dal freddo. Le pinne lo sostennero nel nuoto e Pino provò una grande gioia.
Quando sarai pronto, avevano detto. Ora si sentiva pronto e aveva imparato una grande cosa: bisogna avere pazienza e riprovare. Le paure si superano anche con l’aiuto dei genitori e degli amici che hanno fiducia in noi.

giovedì 10 ottobre 2019

Alla scuola mancano insegnanti

Immagine correlata I CARE, don Milani

Un'insegnante,  nel raccontarmi la sua esperienza e l'approccio con il libro IO AMO LA SCUOLA, di cui sono coautrice, mi ha confidato la delusione di incontrare  talvolta giovani  insegnanti demotivati.

Spesso sono docenti che rifiutano l'incarico, dopo aver constatato le problematicità della vita scolastica, le esigenze e la difficoltà della relazione e dell'impegno pedagogico didattico. E le classi attendono un insegnante che si fermi, che guardi negli occhi bambini ricchi di vita e di promesse.

Succede, sembra inverosimile e molte domande affiorano alla mente.
Io amo la scuola
Hanno paura della scuola?
Non sono convinti delle loro possibilità?
Non hanno avuto una buona preparazione, non possiedono strumenti adeguati, tanto da "spaventarsi"?
Non sono motivati?
Hanno sbagliato cammino?
Non hanno incontrato esempi motivanti e illuminati? Neppure i giganti dell'educazione scolastica?
Sono scoraggiati dalle scelte socio-politiche a riguardo?

Sono vicina a quella insegnante e condivido la  sua sofferenza. Penso alla delusione degli insegnanti rinunciatari, con una gran voglia di fermarli per  mostrare loro le meraviglie  che troverebbero, a voler meravigliarsi!!! 
 Penso agli insegnanti che vorrebbero esserci, in classe, e forse non possono o non riescono.


Condivido la terza sezione del capitolo nono del libro
IO AMO LA SCUOLA  Come insegnare e stare bene in classe 
di A. Gatti e A. Giarolo   
Edizioni la meridiana.
E'  la narrazione dell'incontro fra insegnanti appassionati e altri meno motivati... alla ricerca della loro strada professionale. Un piccolo umile contributo, mentre la foto che ricorda Don Milani ci ricorda uno dei giganti che la scuola l'amavano perchè amavano l'umanità e il suo futuro: i bambini.

                           Insegnanti eternamente giovani


Maria la collega di Laura poteva contare numerose riforme della scuola durante la sua lunga carriera lavorativa, dai decreti delegati, alle ultime riforme praticamente ancora in sperimentazione.
A scuola Maria era apprezzata per il suo stile educativo e per l’abilità relazionale che caratterizzava tutti i suoi rapporti, con alunni, colleghi e genitori senza supponenza o prevaricazione. I bambini affidati al suo team godevano sempre di un clima disteso e attento. Qualcuno aveva chiesto se alla scuola secondaria potevano portarsi “appresso” la maestra Maria.

Laura le riconosceva una grande esperienza e aveva cercato sempre con discrezione di comprendere la chiave o le chiavi di quel successo professionale. 
Complice una riunione annullata all’ultimo momento, che aveva permesso un caffè disteso fra le mura scolastiche, senza la fretta che caratterizzava l’ordine del giorno di ogni incontro, Laura aveva manifestato il desiderio di conoscere più a fondo questa insegnante con qualche cenno di stanchezza sì, ma sempre molto motivata.

La storia di una professione abbracciata fin da giovanissima, come ideale di vita, si era dipanata senza ombre e senza falsi pudori: per questo Laura la sentiva molto vicina.

“Mi stupisce che tu mi chieda la storia della mia vita scolastica, nessuno ha mai provato interesse per il mio percorso, ma ti dirò che, a pensarci bene, è proprio lungo, lunghissimo ormai.”
“Beh, anch’io sono curiosa di conoscere la tua storia!” aveva aggiunto Lisa, la giovane insegnante di matematica del team parallelo.
Maria aveva continuato: - La mia formazione nasce al tempo della contestazione giovanile dopo il ‘68 ed errori ne abbiamo fatti tanti da allora pur scoprendo valori e innovazioni che mi hanno capovolto l’esistenza! Sono felice di questo viaggio, ma devo dire che è grazie a incontri speciali che ho maturato decisioni e scelte importanti.

Con un salto, dalla scuola partecipata, al voto di contestazione per una valutazione più attenta al bambino nella sua globalità e alla battaglia per l’inclusione di bambini in difficoltà, disabili e poi stranieri, i ricordi si erano intrecciati alle considerazioni più attuali.
-          La conoscenza delle leggi e della normativa nazionale e regionale-  aveva proseguito Maria, - è stata una competenza importante da acquisire che spesso constato demandata per pigrizia, ma anche per scarsa lungimiranza. La consapevolezza della qualità del lavoro in team è stata una scoperta sostenuta dagli studi pedagogici e psicologici, che hanno trovato fertile terreno anche nell’aggiornamento obbligatorio introdotto nel tempo.

Lisa era sbottata in esclamazioni di stupore riguardo al numero degli alunni per classe dell’epoca (anche 40 per classe!), mentre Laura non riusciva a rappresentarsi la scuola a insegnante unico. Roba d’altri tempi di cui, pur accanto alle contraddizioni e alle difficoltà, conservava un buon ricordo-bambino. In fondo aveva amato quel mestiere perché la sua maestra era stata eccezionale!

-          Maria, dai… avrai avuto anche tu da giovane tante difficoltà! - aveva detto Lisa. - Io spesso sono proprio di umore nero, mi sento inadeguata, sempre in ansia e con pochi punti di riferimento, poi c’è sempre tanto da fare e ricercare, mi pare di non riuscire a fare nulla di buono, per non parlare della disciplina! E della diversità fra i ragazzi! Poi non faccio l’insegnante per passione e questo è un limite davvero grave…
Maria aveva chiuso gli occhi per un momento e aveva accolto la protesta di Lisa.

-          Ti comprendo Lisa, le soluzioni non si possono trovare in un attimo, non esiste nulla di scontato nel mondo dell’educazione, né siamo in grado di cambiare il mondo in un baleno. L’ansia si placa ponendosi piccole mete graduali da raggiungere con tanta tenacia.
Lisa si era avvicinata a Maria e le si era seduta accanto familiarmente, porgendole la scatola dei suoi cioccolatini, cosa che aveva suscitato in Laura un moto di simpatia per entrambe.

-          Quando ero giovane insegnante, ero poco sostenuta da colleghi e direttori che mi valutavano con un po’ di sospetto per le innovazioni che volevo portare. Devo però ammettere di aver incontrato una direttrice scolastica speciale, uno degli incontri utili a cui accennavo prima! Lei aveva capito perfettamente la mia scelta innovativa di stile d’insegnamento e la condivideva appieno. Giovanissima mi spedì ai corsi di aggiornamento nazionali più ambiti e al ritorno dovevo restituire ai miei colleghi… più anziani e creare un clima di fiducia. Era stato così più facile superare questi momenti e trovare l’opportuna resilienza, la capacità di reazione positiva alle difficoltà.

-          Sì, mi aiutano i docenti più anziani e sono loro grata- aveva chiarito Lisa, - qualche volta mi passano i loro quaderni, che spesso sono quelli del ciclo precedente, ma tutto questo mi pare così riduttivo e poco attraente! Io poi fatico a trovare testi utili e vorrei che la biblioteca magistrale di istituto fosse più aggiornata e fornita!

Laura e Maria si erano scambiate uno sguardo un po’ inquieto, poi Maria aveva dato il suo contributo, nel desiderio di affiancare Lisa in questo dubbio legittimo.

-          Certamente qualche volta potrebbe essere utile e opportuno attingere da passate esperienze didattiche, ma non può essere la regola, pena la morte della motivazione e una buona biblioteca, compreso l’uso sapiente della rete, sarebbero due strumenti indispensabili, per documentarsi adeguatamente.

 I temi dell’aggiornamento continuo, degli studi di settore, dei collegamenti con le università, degli incontri con gli specialisti, erano condivisi e avevano risvegliato l’interesse di Lisa che prendeva nota di link utili, bibliografia e nomi.

-          L’aggiornamento continuo è la nostra salvezza -  aveva commentato Laura, - per non finire nel burnout o peggio nella mancanza di motivazione, che ci farebbe rinunciare a uno degli aspetti più belli della nostra professione: la passione per l’insegnamento, che si può anche acquisire con l’esercizio.

-          Hai ragione Laura, - aveva ripreso Maria, - anche se mi permetti di osservare che l’insegnante è tutt’uno con la propria persona. Non possiamo separare idealità, scelte valoriali umane da quelle pedagogiche. Un insegnante entusiasta è un insegnante alla ricerca del meglio per sé, per la propria vita sociale e familiare, se hai a cuore il tuo benessere e se hai un orientato progetto di vita. Insegnare è saper fare del bene anche a se stessi. Comunichi l’entusiasmo per quello che fai ai ragazzi solo se lo coltivi e se combatti per realizzare obiettivi di grande levatura civile e morale, se sai sostare con i ragazzi e con i tuoi colleghi e condividi con loro vita ed emozioni, bellezza e obiettivi, se sai attendere, studiare, con curiosità, umiltà ed empatia.

Laura aveva finito per abbracciarla. Non sapeva perché, ma le sembrava musica quella appena ascoltata. Forse le note di The Mission Main Theme, appena ascoltate la sera prima in un concerto memorabile con il maestro Morricone, le danzavano ancora dentro. E si erano risvegliate a quella confidenza.
Lisa da parte sua cominciava a mettere felicemente in dubbio di non avere proprio il “fuoco” dell’insegnamento. Quello che aveva sentito era parecchio interessante e degno di approfondimento, poi era partita salutando le due colleghe e pensando che anche l’attività teatrale che stava seguendo con passione ora, ne era convinta, faceva parte della cura della propria realtà esistenziale, per trasferire poi quell’entusiasmo anche ai suoi pestiferi di quinta, che ne avevano proprio bisogno.



https://www.lameridiana.it/io-amo-la-scuola.html

foto da Fondazione Lorenzo Milani

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

mercoledì 2 ottobre 2019

Corso teorico-pratico per insegnanti: abbiamo insieme a cuore la relazione educativa. I.U.Sophia

LA SCUOLA E' UN AMBIENTE DIFFICILE...

In anni complessi per la vita della scuola, il suo ruolo educativo e formativo, gli insegnanti diventano sempre più coloro che "fanno la differenza".

Trovare docenti capaci diventa sempre più importante, per il presente e il futuro dei ragazzi. In questo percorso incentrare l'attenzione sulla capacità relazionale dei docenti, promuoverla e qualificarla, può decidere il destino esistenziale di molti bambini e studenti, ma anche degli insegnanti stessi.  Stare bene a scuola presuppone preparazione, conoscenza, supporto, valorizzazione delle potenzialità e superamento delle criticità, e saper usare la parola è strategico nella relazione allievo-insegnante.

        Risultati immagini per IMMAGINI SCUOLA BARBIANA

                                                                                       "I care" Don Milani a Barbiana

                “We care education 2019”



è  un' interessante iniziativa destinata a insegnanti, dirigenti, persone interessate al mondo scolastico. 

 CHI PROPONE? 

Un progetto a cura dell’Istituto Universitario Sophia

QUALE E' IL TEMA? 

                     PAROLE COME PIETRE, 

PAROLE COME ALI

CIÒ CHE FA LA DIFFERENZA NELLA RELAZIONE INSEGNANTI-STUDENTI

DOVE?  

                         Loppiano (FI ) 25-26-27 ottobre 2019

                      Verona 8-9-10 novembre 2019
                      Benevento 22-23-24 novembre 2109
in collaborazione con
– Associazione Pedagogica Italiana- As.Pe.I
– Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona – IACP
– Cantiere per l’emergenza educativa in Italia
– Azione per un Mondo Unito – AMU
– Associazione Italiana Maestri Cattolici – AIMC
– Progetto Up2Me
– Associazione Socialisarte
E' POSSIBILE USARE LA CARTA DOCENTI.

We Care Education 2019 è un Corso residenziale di Formazione per il Personale della Scuola, promosso dall' Università Sophia, Ente accreditato MIUR per la formazione
Sarà svolto in 3 sedi distinte, con analogo programma: a Loppiano, a Verona e a Benevento per favorire la più ampia partecipazione.
Il suo titolo, We Care Education, riprende quello del 2018, che ne riassume le finalità ideali: “I care” quale impegno alto che sgorga prima di tutto da una risposta personale ma che invoca una responsabilità educativa corale, un Noi: “We Care Education”.

QUI  SOTTO I LINK PER OGNI INFORMAZIONE E PER L'ISCRIZIONE

volantino WE CARE EDUCATION 2019
lettera a docenti e dirigenti WE CARE EDUCATION 2019
Pubblicato da Annamaria Gatti
foto da Fondazione Don Lorenzo Milani