di Maddalena Triggiano Petrillo Fonte: Città Nuova | |
«Mia figlia di cinque anni fa la pipì a letto ogni notte. Come aiutarla?». Angela ‑ Siracusa Si chiama “enuresi” l’emissione involontaria di urine dopo che sia passato il periodo della maturità fisiologica, in genere tra i tre e i quattro anni. Ai cinque anni di età riguarda ancora un 10 per cento di bambini. Se si bagnano sia di giorno che di notte è opportuno consultare il pediatra per assicurarsi che non esista una causa organica, come una scarsa capacità della vescica o alterazioni malformative delle vie urinarie. Ma se la perdita di urine è solo notturna, prima di cercare eventuali cause mediche, è utile concentrarsi su tutto quanto possiamo fare perché i nostri bambini si sentano aiutati a raggiungere l’autocontrollo. Alla sera è utile non dare da bere per due ore prima di dormire e portarli in bagno prima della nanna. Durante la notte si può decidere, per un periodo breve, di svegliarli dopo un’ora e mezza dall’addormentamento, per svuotare la vescica. Al mattino è necessario non biasimarli se il letto è bagnato. Il rimprovero non è che un ulteriore motivo di dispiacere e di vergogna. Quando è indotta in misura eccessiva, la vergogna non produce mai nei bambini niente di buono. Nasce in loro il proposito di nascondere i loro problemi (e in definitiva la propria interiorità). Oppure nasce un atteggiamento di sfida, anche se inconscia, che comunque rallenta il passaggio verso la motivazione all’autonomia. L’enuresi è un sintomo dalle molte facce: un ritardo della maturazione fisiologica da un lato (spesso già presente in passato in un genitore) e fattori psicologici dall’altro. Non è raro che rappresenti una risposta del bambino a conflitti familiari e alla paura di perdere affetto e stima. All’opposto non è raro che il bambino possa superare il problema se viene messo affettuosamente in grado di aumentare la sua motivazione verso il tenersi asciutto. È un buon metodo ad esempio favorire la sua partecipazione attiva ai risultati attraverso la registrazione dei successi. Senza mai dimenticare che ogni scelta di metodo dovrà far parte di un atteggiamento adulto di fiducia e di sostegno allo sviluppo del bambino. pubblicato da Annamaria ill. di Tony Ross |
Benvenuti ai genitori...e ai bambini!
lunedì 27 febbraio 2012
Mi è scappata la pipì
domenica 26 febbraio 2012
Che tipo di educatore sei? 4
Una notizia apparentemente lontana, quanto tragica:una bambina viene punita per una bugia. La nonna e la madre le chiedono: hai mangiato tu la caramella? Lei mente. Punizione: deve correre per tre ore ininterrottamente. Muore di disidratazione. Ci interroghiamo angosciosamente sul fatto. E sulle punizioni
Pubblicato da Annamaria
illustr. di Quino
venerdì 24 febbraio 2012
A "scuola" di famiglia
di Ezio Aceti
fonte: Città Nuova
Quando nel mese di marzo ho ricevuto una telefonata
da un’azienda brianzola per una consulenza, non mi
sarei mai aspettato tutto quello che poi mi è capitato.
Di solito vengo invitato per conferenze, relazioni,
convegni e corsi di aggiornamento dalle parrocchie,
dai comuni, dalle scuole, da enti formativi, perché sono
istituzioni preposte all’educazione familiare o dei ragazzi.
Ma che una grande azienda, la Sacchi elettroforniture,
produttrice di materiale elettrico, con più di 40 filiali e
820 dipendenti, mi chiedesse degli incontri formativi
per i dipendenti sulla dinamica di coppia e sull’educazione
dei figli, francamente mi suonava molto strano. Eppure,
tutto questo è successo, grazie alla sensibilità e alla
politica sociale dell’azienda.
Giuseppe Sacchi, presidente dell’azienda, e Mario Frigerio,
direttore del personale, mi convocano così, proponendomi
di aiutare i loro dipendenti nella vita familiare, mediante
una formazione e un sostegno alla genitorialità.
«Sì, perché per noi – aggiungono – è importante non
solo la produzione dell’azienda, ma anche la serenità
dei nostri dipendenti e delle loro famiglie. Vogliamo
aiutare il territorio a mantenere unite le famiglie e aiutare
i nostri dipendenti anche nella loro vita privata».
Comincia così una collaborazione positiva che continua tuttora.
Dal mese di maggio si sono svolte quattro conferenze serali
sulla dinamica di coppia e sull’educazione dei figli, con la
partecipazione di numerosi dipendenti insieme alle loro
mogli e ai loro mariti. Era stimolante vedere i lavoratori
dell’azienda interessarsi alla loro vita familiare e scambiarsi
approfonditi commenti sui loro momenti educativi, il tutto
all’interno del luogo di lavoro, finanziato e promosso dai
loro responsabili.
Questa collaborazione è poi continuata anche privatamente,
in quanto alcune coppie e famiglie in difficoltà hanno chiesto
aiuto e consigli per migliorare la loro esperienza educativa e
familiare. L’azienda, inoltre, intende proseguire la
collaborazione anche finanziando eventuali richieste
di aiuto e di sostegno, con la massima discrezionalità
e nella garanzia dell’anonimato.
Numerosi sono stati i commenti positivi dei dipendenti,
che hanno apprezzato l’iniziativa e la ritengono utile
anche per il futuro. Alcune coppie hanno commentato:
«Di solito non esco mai con mio marito, perché dobbiamo
pensare ai figli e loro richiedono molto tempo. È stato utile,
invece, uscire insieme per approfondire il nostro rapporto.
Tanto che ci è tornata la voglia di vivere in coppia da soli,
sentendo questo momento utile non solo per noi, ma anche
per i nostri figli che vediamo poi sotto una luce migliore,
diversa».
Certo, di fronte alla crisi economica che coinvolge molte aziende,
la tentazione sarebbe quella di chiudersi e puntare al massimo
risparmio. L’azienda Sacchi ha messo al centro del proprio
lavoro la persona, in tutti i suoi aspetti, e questo è sicuramente
meritevole di lode. L’umanizzazione dell’azienda è sicuramente
un segno profetico anche per il futuro, a testimonianza di una
società economica che può essere al servizio dell’uomo e della famiglia.
pubblicato da Annamaria Gatti
foto: Città Nuova
mercoledì 22 febbraio 2012
Come crescere un bambino felice 2: osservate la foto...
Eccoli lì, tutti felici i ragazzi e non solo loro.
Ma nulla ci convince nella presentazione di questa felicità un po' finta, buonista e forzata... meno male ci sono attori di calibro, soprattutto c'è ottima musica e l'amata Salisburgo!
In effetti: siamo concordi sulle pillole per la felicità dei nostri figli? e soprattutto che senso ha questa espressione?
Significa che ci sentiamo spinti a vedere il sorriso perennemente sul viso dei nostri figli?
Nulla di più comprensibile, visto il lavaggio dei sentimenti e del buon senso, oltre che del cervello, cosa che tentano, ad ogni alba, di farci consumismo, pubblicità, conformismo, convenzioni...amici (quelli possiamo sceglierli!), vicini di casa (da valutare!), parenti (no, non li scegliamo, ma possiamo conquistarceli alla causa...)
Premesso quindi e concordato che non è il solo sorriso che ci interessa, ma il cuore e la mente serena, conveniamo che forse crescere un bambino felice, come nei migliori manuali (il 6 gennaio ne è uscito un altro sul bambino felice, meno male!) dipende da noi: evviva, la strada è già spianata.
Ho scritto noi, che significa molte cose e quindi vorrei essere precisa nel dirvi ciò che penso. Anche se forse mi ripeto.
Non dico noi per indicare lo stuolo dei genitori, nè dei nonni, nè degli insegnanti, nè dei vicini o dei parenti... (a cui dare colpe per eventuali fiaschi educativi!)
Nè mi riferisco ai circa 200 (più o meno) quotidiani coraggiosi fruitori di questo blog!
Senza approfondire ancora temi sulla ricerca, circa le buone pratiche educative, per avere un bambino felice, scrivo NOI perchè è la coppia genitoriale di cui il bambino ha bisogno, per essere felice.
E per coppia non penso a quella in cui uno dei due c'è tanto e l'altro pochissimo, a gestire la vita.
Per coppia immagino questo duetto, i due che ogni alba e ogni tramonto sono lì: sanno stare con i loro figli, magari con tanti limiti, ma ci stanno, ascoltano, condividono, si sporcano con loro e insegnano la speranza e la fiducia. Magari in allegria, nonostante tutto.
E possono dire: io so-stare, tu sai stare, noi sappiamo stare, anche se dobbiamo imparare tante cose di noi e dobbiamo ancora conoscerci meglio, ma così lui, nostro figlio, sarà felice.
E così facendo diventano un po' felici anche loro.
Forse anche di più.
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto dal film "Tutti insieme appassionatamente" di Robert Wise, Dear Fox
martedì 21 febbraio 2012
Non riesco in matematica
Se la motivazione di vostro figlio è calata, magari, dopo aver commentato insieme la foto del precedente post.... sulle acrobazie che alcuni bambini fanno per raggiungere la scuola in Indonesia.... potremmo approfondire serenamente le ragioni di questi cali di interesse. La demotivazione può non essere dovuta a mancanza di buona volontà o di autonomia personale intrinseca, ma a problematiche che meritano un attento cammino di recupero.
Nostro figlio quest'anno ha un grande calo di apprendimento, è sempre preoccupato e non va a scuola volentieri, soprattutto quando c'è la lezione di matematica. Fino allo scorso anno non c'erano particolari problemi, ma quest'anno ha cambiato insegnante della materia ed è stata subito ostilità verso i contenuti, a prima vista. Non sappiamo più cosa fare e soprattutto cosa dire." Luciana e Piero
Perplessità e talvolta sconcerto caratterizzano alcuni momenti della storia scolastica dei nostri ragazzi. E così è comprensibile che sia. Se poi vogliamo pensare che questi input servano a crescere, allora tutto rientra in una normale necessità e ci diamo da fare a risolverli.
Alcune cose da fare:
- instaurare un buon dialogo con il ragazzo
- lanciargli segnali di fiducia e incoraggiamento
- non sostituirsi a lui in nessuna attività
- dare molta meno importanza al problema "matematica" di quanto non lo meriti
- promuovere momenti di aggregazione e di esercizio delle abilità in cui il ragazzo eccelle per rinforzare l'autostima e le abilità sociali
- conoscere più a fondo le caratteristiche delle difficoltà presentate in matematica
- instaurare un buon dialogo con l'insegnante e chiedere chiarimenti e aiuto
- coalizzarsi con il ragazzo
- coalizzarsi con l'insegnante
- creare complicità fra voi, l'insegnante e il ragazzo evitando atteggiamenti di colpevolizzazione, incapacità, accusa
- non sostituirsi al figlio nelle prassi di recupero o di approfondimento
- affiancargli, se necessario e condiviso, un tutor competente (compagno, amico, prof.)
- se non vedete miglioramenti a breve, può essere necessario aiutare il figlio e l'insegnante con una valutazione delle abilità matematiche, (consultando uno psicologo dell'apprendimento) così da escludere un disturbo di apprendimento (discalculia?) che andrebbe trattato con prassi adeguate, anche nelle azioni di insegnamento e sulle quali l'insegnante stesso dovrebbe essere ben aggiornato.
pubblicato da Annamaria
Illustr. W. Disney
lunedì 20 febbraio 2012
Se la motivazione ad andare a scuola cala precipitosamente in vostro figlio, provate a raccontare che...
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Bisogna attraversare il ponte sospeso sul fiume Ciberang, nella provincia di Banten, in Indonesia, per andare a lezione. |
Edifici sicuri e organici all’ambiente, strisce pedonali davanti all’ingresso, impianti sportivi di qualità, insegnanti ineccepibili: la nostra idea di scuola, Europa, XXI secolo. In una certa ottica, è giusto, assolutamente legittimo. Qualunque sia il convincimento politico, non c’è da discutere. Almeno su questo. Poi l’ottica cambia, cerchi edifici e trovi capanne, strade asfaltate e trovi la giungla, insegnanti ed è un miracolo se ce n’è uno nel villaggio vicino. Non più l’Europa. Ma la scuola rimane, più essenziale che altrove. Essa è la strada che apre al sapere, che allarga la mente, che soprattutto avvia a un futuro migliore, civile, sociale, economico. Se vuoi progredire, la strada passa da lì. Ed è un tuo diritto. Non una tappa obbligata, invadente e noiosa, ma un diritto che vale impegno e fatica. In effetti, la scuola.
07-02-2012 di Luca Gentile
Fonte: Città Nuova
pubblicato da Annamaria
domenica 19 febbraio 2012
La passione educa
In questo video, propongo un incontro fra Alessandro D'Avenia, insegnante e scrittore, e studenti (+ insegnanti).
Ascolto le parole che tante volte forse avete udito o vi sono risuonate nell'animo e nella mente,
ad ogni gesto educativo di particolare difficoltà,
o in momenti scontati, là dove per riprendere il "volo" occorre ricrederci
e riprendere il cammino con tenacia.
Non è così scontato ripetersi che fare l'insegnante è una missione,
che vorremmo vedere riconosciuta, come sarebbe giusto...
E' che l'insegnante si appoggia ad altri maestri di grande statura morale
e alla propria capacità di crescere nella speranza nella vita.
Qui D'Avenia ci parla di Don Puglisi, martire a Palermo, suo maestro.
Adesso comincio a capire meglio il suo entusiasmo.
http://www.youtube.com/watch?v=1-zSnVaZaVw&sns=fb
Pubblicato da Annamaria Gatti
Foto da giovaniemissione.it
venerdì 17 febbraio 2012
martedì 14 febbraio 2012
Questa foto è dedicata i vostri bambini.
lunedì 13 febbraio 2012
Per invecchiare bene... con i bambini.
Tanto per parlarne...
- Spesso incontro genitori di bambini piccoli un po' in là con gli anni e nonni giovanili.
- Dedico perciò questo post a chi è interessato!
- Se cercate in internet potreste trovare pubblicazioni autorevolissime di questo tenore:
- Fattori che rallentano l'invecchiamento
- Soddisfazione del proprio lavoro
- Soddisfacente vita sessuale
- Relazione stabile, matrimonio felice
- Senso di felicità personale
- Capacità di avere e mantenere amicizie intime
- Senso dell'umorismo
- Piacere nel trascorrere il tempo libero
- Ottimismo
- Capacità di esprimere le emozioni
- Sensazione di non mancare di mezzi finanziari
- Capacità di reagire creativamente ai cambiamenti
- Vero!
- Ma io aggiungerei:
- Possibilità fortunata di occuparsi di bambini,
- di qualsiasi età,
- con la voglia di mettersi...
- ....alla loro altezza!
- Ma forse era sottinteso!
gatti54@yahoo.it
foto di Annamaria
giovedì 9 febbraio 2012
IO STO BENE TIMIDA!
Sentita oggi! Una mamma alla conoscente in sala d'aspetto:
"Sa, anche la mia piccola è molto timida e così devo sempre incitarla che parli e si esprima.
Con il tempo tirerà fuori la grinta!"
La "piccola" si volta e guarda entrambe, poi sbotta:
"Io sto bene timida e poi la mia maestra dice che essere timidi è una cosa bella, perchè si capiscono meglio gli altri bambini."
".........!!?"
Chissà dove va a scuola questa "timida".
Pubblicato da Annamaria
foto da parolefantasiose.blogspot.com
martedì 7 febbraio 2012
Crescere bambini sereni
"Mamma, cosa succede? La paura, pochi soldi per fare la spesa, la nave che affonda, il terremoto, la neve, troppa neve... Mi sono anche ammalato..."
Due buone ragioni per rompere ogni indugio:
- i bambini hanno bisogno di respirare speranza,
- noi abbiamo bisogno di sapere che possiamo portare speranza.
Essere realisti significa anche ricercare le ragioni del cammino intrapreso e portarle ai nostri figli, sapendo che solo la speranza, la fiducia e la tenacia saranno vincenti.
E chi li trova i motivi di questa speranza?
Intanto anche loro sanno facilmente trovare il positivo di ogni giornata, dalla sveglia al tramonto, basta abituarli a questo incoraggiante e ottimistico gioco.
Niente di buonista in tutto questo.
Fatto solo per quelli che sanno guardare al futuro.
pubblicato da Annamaria
foto di Tanino Minuta, Inverno a Bratislava
domenica 5 febbraio 2012
Nella giornata per la vita, una notizia agghiacciante
Si annaspa, come avrà fatto quell'innocente nelle gelide acque, si urla la disperazione di non essere arrivati in tempo, di non aver colto il dramma, di aver lasciato in preda alla disperazione una vita.
A pagare sono sempre loro, i piccoli, gli innocenti che a migliaia coprono il debito del male nelle violenze quotidiane.
E il gelo ancora una volta attanaglia e stringe, questa volta in una morsa tragica davvero, loro e coloro che, non per errore, ma per un incredibile dono, la vita gliel'hanno data, ma che non l'hanno saputa custodire con la luce della speranza.
Ci interroga, questo piccolo bambino, tanti piccoli bambini, che il gelo lo hanno conosciuto da subito, prima ancora di nascere.
...E mi pare non diversa l'orrida trama.
Pubblicato da Annamaria
Foto comitato pace.it
sabato 4 febbraio 2012
Come crescere un bambino felice... Compleanno del blog
compie due anni.
Oltre 32400 visualizzazioni del blog
alle 14 e 20 di oggi.
Auguri a tutti voi!
Ci fossero ricette vincenti e magiche che sortiscano gli effetti desiderati e invece il cammino educativo è fatto, come scrivete anche voi, di alcune parole tutt'altro che magiche, ma che un po' di mistero se lo portano appresso, dense di significati e di emozioni.
Le parole più intriganti sono state:
empatia,
tempo,
ascolto,
attenzione,
regole,
dialogo,
attesa,
autonomia,
Alla fine della composizione di questo post siamo 20 visualizzazioni in più: come vola il tempo.
pubblicato da Annamaria
venerdì 3 febbraio 2012
LA TV ALTERNATIVA DI FILIPPO ovvero: c'è della buona tv?
Quarto capitolo di "Tv che passione!"
di Annamaria Gatti
Illustrazioni di Laura Cortini
Edizioni Effatà
Filippo stanco di giocare da solo, strappa gli altri bambini del quartiere alla tv e si inventa, con l'aiuto di una nuova amica, una tv spettacolo.
Un po’ per curiosità, un po’ perché finalmente c’è qualcosa di nuovo da fare, ecco alle sedici riempirsi l’angolo della piazzetta.
Filippo, travestito da alieno, con le antenne verdi e arancioni si è nascosto dietro un grande scatolone che fa da “quinta”. Guardando impaurito tutti quei ragazzini esclama:
“Ehi, quanta gente! E chi ha il coraggio di uscire adesso? Mi prenderanno in giro.
Non mi ricordo più niente… e non sarò più capace di fare niente.”
Mamma e papà sbirciano sospettosi: sono stati ingaggiati come aiutanti per la scenografia e adesso vedono l’autore-attore-regista-produttore…che trema di paura.
La mamma bisbiglia all’orecchio di papà, ma in modo che Filippo possa sentire:
“Caro, non ti preoccupare. E’ il normale panico degli attori alla loro prima…”
Anche il signor Riccardo dal suo chiosco, spettatore per forza, data la posizione della sua edicola, gli sorride, proprio come Ollio e gli lancia un OK con la mano, come per dire:
”Vai, che sei forte.”
Elisa è lì vicino e gli grida:
“Ehi, che ti prende Fily? Sto soffocando qui dentro!”
Attende il suo turno nella prima storia in cui deve interpretare il comandante di un’astronave in avaria sulla Via Caffè-Lattea.
Filippo la guarda e ride perché Elisa invece sembra proprio una lavatrice!
La paura se ne sta andando; anche Elisa scoppia a ridere e sbuffa.
Filippo finalmente esce sul palco improvvisato al centro della piazzetta.
“Ragazzi e ragazze, io sono Filippo e lei è Elisa, benvenuti!”
Un applauso incoraggiante degli spettatori precede la presentazione della scaletta dei programmi “televisivi”, con tanto di colonna sonora registrata, che è un concerto per pentole, sabbia e pompe da bicicletta.
Le storie si susseguono poi sugli sfondi colorati.
I personaggi invadono allegramente i pensieri degli spettatori che qualche volta sono invitati a finire l’avventura o ad aiutare l’eroe a salvarsi, come Filippo aveva visto fare a teatro.
Scoppiano anche in roboanti risate, soprattutto quando gli attori cambiano voce o sbagliano qualche battuta.
Uno scroscio di applausi chiude lo spettacolo di Filippo.
Tutti gli vanno incontro per salutarlo, per presentarsi, per informarsi dove andrà a scuola e dove abita.
In segno di benvenuto gli offrono anche un cucciolo dell’ultima “nidiata” della cockerina dal pelo fulvo.
Qualcuno esagera e gli propone di prendersi anche il fratellino di 4 mesi…
E’ il momento.
Filippo lancia adesso la sua proposta.
“Perché non venite a giocare tutti i giorni con Elisa e con me nella piazzetta?”
“Sì, sì” gridano in coro i bambini.
Qualcuno rassicura:
“Chiederò il permesso alla mamma e poi verrò tutti i giorni!”
Il signor Riccardo propone :
“Dite ai vostri genitori che io darò un’occhiata, caso mai vi fossero dei pericoli…”