Pubblico questo editoriale di grande verità della direttrice de la meridiana e la ringraziamo tutti per aver messo in parole l'anelito di tanti. Mie le segnalazioni in grassetto e le sottolineature.
"Ci sono cose che vanno dette e le diciamo" E.Z.
"Io amo la scuola
Forse dovremmo partire da qui, quest’anno. Dal dirci, con
sincerità, che la scuola va innanzi tutto amata. E lavorarci per un intero anno
scolastico tenendo la bussola orientata a questa idea da ripetere come un
mantra, non per convincerci ma per dare un senso a ciò che facciamo.
Perché è la Scuola che va amata, non l’insegnamento, o gli
alunni, o il mestiere del docente. Quelli sono fatica, routine, scartoffie,
riunioni, compiti da correggere, lezioni da preparare, colleghi da sopportare e
supportare, genitori con cui parlare, studenti da incontrare ogni giorno. Tutto
questo rende la scuola pesante, un lavoro e basta: come tutti i lavori, se non
li ami ti alienano. La scuola ti aliena di più.
La Scuola va amata e serve come il pane perché è una istituzione democratica di un Paese civile, presidio educativo in grado di garantire a tutti, nessuno escluso, pari opportunità. I regimi la aboliscono o la vietano alle donne, ad esempio.
Quale scuola va amata?
Una scuola che è alla portata di tutti, che usa la modernità
al servizio del suo compito, come quella che portò il maestro Manzi quando
insegnò a leggere e scrivere a un popolo analfabeta nell’Italia degli anni
sessanta, usando il media allora più popolare.
Una scuola rivoluzionaria perché fa una scelta politica di
parte come quella che fece Lorenzo Milani tenendo in classe la Costituzione e
il dizionario, per non dimenticarci che siamo uguali e che è il numero di
parole che possediamo che ci fanno sudditi o cittadini.
Una scuola capovolta nelle dinamiche di insegnamento e
apprendimento dove gli alunni, le alunne, gli studenti e le studentesse non
sono imbuti da riempire ma talenti da scoprire e accompagnare a fiorire, come
quella che fecero Mario Lodi, Gianni Rodari, Francesco Berto, Emma Castelnuovo,
Maria Montessori, Grazia Honegger Fresco, Gianfranco Zavalloni.
Va amata, anche, la Scuola come valore. Come necessità per
restare umani noi e far innamorare chi è affidato alle nostre cure dell’umanità
di cui siamo parte, perché è ciò che di sacro dimora in noi.
Amiamo una scuola che non educa al futuro, ma all’oggi dal
quale il futuro poi dipende.
Un atto di obiezione
Amare la Scuola oggi, nel nostro Paese, è un atto di
obiezione verso una narrazione che colpevolizza chi insegna, chi impara, verso
le regole, i programmi, gli spazi e i tempi dell’educare e dell’imparare di
ognuno e ognuna. Un atto di obiezione a testa alta verso chi la declassa e la
depriva spogliandola del ruolo politico che l’educare ha. Perché educare è fare
politica.
Non sarà un anno facile: non comincia nel migliore dei modi.
Sarà un anno dove genitori, insegnanti e ragazzi saranno di volta in volta colpevolizzati,
redarguiti, censurati, usati. Per questo è l’anno giusto per un atto d’amore
verso la Scuola. Un amore che libera e non costruisce relazioni tossiche. Che,
anzi, ci salva da queste. Una Scuola che difendiamo e mettiamo in atto perché
sappiamo che è il solo luogo, tempo e spazio dove la relazione può essere
appresa e sperimentata crescendo noi e facendo crescere gli altri.
Se ognuno cresce solo se sognato, quest’anno proviamo a
sognare insieme la Scuola e a farla crescere nel sogno di un Paese che l’ha
gradualmente dismessa e impoverita.
Io amo la scuola: diciamolo a voce alta. Perché l’amore può
cambiare e cambiarci. Farci fare follie e anche rivoluzioni. Non dormire la
notte per trovare soluzioni e palpitare per ogni sguardo che riceviamo.
Io amo la Scuola e parteggio perché ce la faccia. E se ce la fa lei, ce la facciamo tutti. Oggi per il domani.
Elvira Zaccagnino
pubblicato da Annamaria Gatti
Nessun commento:
Posta un commento