La parola a Diego Pelizza che traccia in un libro i segmenti di una vita con un fratello autistico.
Fonte: Città Nuova on line, 20 settembre 2016.
Recensione di Annamaria Gatti.
Come vive, cosa sente, cosa respira un ragazzo in una famiglia che quotidianamente fa i conti con l’autismo del fratello minore e con una conseguente dose quotidiana di amore grande?
Ci prova a raccontarlo il giovane Diego Pelizzanel suo romanzo d’esordio “Vola più in alto”, per cui si serve di un accattivante stile narrativo che, soprattutto inizialmente, ha il sapore di una sceneggiatura. E infatti come Davide, il protagonista, Diego è un cultore di cinema e ama scrivere da sempre. Anche la passione per la musica, che permea la vita del protagonista, fa da colonna sonora ai momenti clou del film… ops! del romanzo…
Davide dunque è un giovane universitario e prova a raccontarsi in un diario-romanzo che scorre sul filo teso e fragile di questa realtà familiare incentrata sulla gestione del figlio autistico, Edo, ma con un’attenzione di valore e di condivisione esistenziale verso il figlio maggiore a cui la madre chiede in più riprese di “volare alto”, sopra la sofferenza, la sconfitta, la mediocrità, cogliendo l’opportunità dei talenti e della diversità come valore comunque.
Dominante nelle pagine è il giovane studente, con i suoi pensieri, timori, delusioni, sensazioni ed emozioni… Anche gli altri personaggi sono ben presenti, anche se volutamente sfumati, nelle descrizioni e nella lettura dei loro sentimenti.
Il diario del primo anno di università, alla ricerca di relazioni dialoganti e di conferme, di equilibri e di risposte, si affianca ad una delicata panoramica sulla vita problematica del fratello.
Lo sguardo è buono, ma non buonista, l’empatia domina e suscita partecipazione e benevolenza. Davide contesta, ma si riconosce nella sua famiglia e vorrebbe proteggere i suoi componenti e lo fa amandoli per quel che sono: una lezione? Sì.
Dubbi e perplessità, non senza un salutare discernimento valoriale, accompagnano le amicizie, lacondivisione delle esperienze e la scoperta dell’interesse suscitato in una compagna di studi, Laura, che gli restituisce il coraggio e la fiducia in se stesso, l’amore per le cose importanti, prima di tutto la buona comunicazione…
«Le parlo di mio fratello, del trapianto, dell'ospedale. Le parlo di mia madre, di mio padre, della mia infanzia complicata. Le parlo delle crisi di Edo, delle comunità in cui è stato, dei problemi che stiamo cercando di superare. Le parlo della dottoressa, delle mie insicurezze e della loro origine. Le parlo della difficoltà di parlare. Per tutto il tempo, lei non risponde. Si limita a guardarmi in silenzio, con un'espressione seria, attenta, comprensiva. Non dice una parola, perché non c'è niente che possa dire. Deve solo ascoltare e lei lo sa fare».
Diego Pelizza, padovano, ha presentato con soddisfazione il suo libro in diverse occasioni ottenendo l’interesse per il tema e precisa che alcune delle circostanze della narrazione lo interessano in prima persona. Vive infatti anch’egli la realtà universitaria, con la sua impalpabile e talvolta plumbea novità, condivide con il protagonista un fratello minore autistico, che egli sa vedere con occhi disincantati, ma anche attenti, alla ricerca di punti di contatto e di conoscenza.
L’autore commenta: «Non è stato facile per me far leggere il libro ai miei familiari e dopo la lettura non è stato facile per loro parlarmene, però penso che questo libro sia stato importante per loro tanto quanto lo è stato per me. L’intero progetto è ispirato a un'esperienza personale e dolorosa, quindi direi che tutta la storia è stata difficile da raccontare, ma riuscire a raccontarla è stato anche molto liberatorio».
L’importante quindi è riuscire a parlarne, è sentirsi affiancati, ed è l’obiettivo di questo libro: parlare ai tanti fratelli e sorelle di ragazzi con disabilità, farsi vicini e trascinarli nel racconto di quella vita che è anche un pezzo della loro. Anche se pensato per i coetanei, la lettura del volume edito da Cleup è un sipario aperto su un aspetto un po’ nuovo del mondo giovanile a cui ci introduce con studiato garbo l’autore, alla ricerca della sua dimensione fraterna ed umana.
Annamaria Gatti